“Di solito facciamo 150 pasti al giorno ma stiamo avendo un crescendo quotidiano e oggi siamo
arrivati a 500 persone, che purtroppo si accalcano non
rispettando le distanze per essere sicuri di avere il pasto”.
Cosi’ padre Francesco Sorrentino racconta i giorni del
coronavirus in una delle 18 mense per i poveri a Napoli, di cui
tre hanno chiuso per le difficolta’ legate all’epidemia. La sua e’
la mensa del Centro Accoglienza Padre Elia Alleva, dei padri
carmelitani e si trova all’angolo di Corso Garibaldi, su via
Marina, a due passi da Piazza Mercato, e’ nettamente la piu’
frequentata della citta’ e il virus ha fatto lievitare i loro
numeri. “Credo perche’ alcune mense hanno ridotto i pasti –
spiega – o perche’ qualcuno ha chiuso. Credo pesino anche le
difficolta’ dei volontari che portano il cibo agli homeless nei
luoghi dove vivono”. Dalle 11 comincia la distribuzione dei
pasti, Padre Francesco racconta quella di oggi alle 15, quando
si e’ da poco conclusa: “Siamo rimasti in pochi e non possiamo
gestire anche la fila all’esterno. Di solito ho 70 volontari e
circa 20 affidati dai tribunali, ora mi sono rimasti due
volontari e 4-5 affidati. Il lavoro di preparazione dei pasti e
distribuzione e’ enorme, ma quasi tutti i volontari ci hanno
detto che hanno famiglia, moltissimi sono persone anziane e non
possono venire in questo periodo”. I pasti alla mensa Padre
Alleva si consumano all’interno, seduti al tavolo, ma gia’ da due
settimane viene dato il pranzo da asporto viste le nuove regole
sul contagio. All’esterno, pero’ si forma una fila spesso
caotica, con le persone molto vicine e senza alcuna protezione.
“Si tratta di persone senza dimora, poveri, molti musulmani –
racconta padre Francesco – si proteggono con una sciarpa ma non
hanno altro. Le mascherine non le abbiamo neanche noi. Una delle
nostre volontarie che resta a casa ci ha cucito lei stessa delle
mascherine per darcele”. Il problema, quindi, e’ la ressa
all’esterno della mensa: “Oggi – prosegue il carmelitano – e’
venuta una pattuglia della polizia municipale a dare un po’ di
ordine alla coda, l’altro giorno sono venuti i carabinieri. Ma
credo servirebbe un presidio fisso all’ora del pasto per
garantire la sicurezza di chi viene a prendere il cestino, forse
potrebbero farlo anche i militari dell’esercito, sarebbe molto
utile. in piu’ visto che ora il cibo si consuma all’esterno, ci
sono molti rifiuti nella zona a fine pranzo, forse anche l’Asia
potrebbe dare una mano nel primo pomeriggio”.
Le difficolta’ ci sono ma padre Sorrentino non si arrende: “La
provvidenza continua a mandarci i rifornimenti – spiega – perche’
molti napoletani sono di grande generosita’. Oggi abbiamo finito
di pulire e mi sono messo a preparare il sugo per domani. E’ San
Giuseppe e ci tengo a fare la pasta con la ricotta e il pollo
con l’insalata. Io non sono San Francesco, anche io ho paura, ma
restiamo qui a lavorare per gli ultimi, confidando nella
misericordia di Dio”.