Il Covid aumenta il rischio di ritardo di diagnosi di melanoma e la possibilita’ di trovarsi di
fronte a tumori della pelle piu’ difficili da curare. Nel periodo
di lockdown si e’ vista infatti una riduzione del 31% del numero
delle prime visite per tumori della pelle del -36% delle
biopsie. È scattare la fotografia dell’Italia nel periodo
febbraio-aprile 2020, rispetto allo stesso trimestre 2019, sono
gli esperti dell’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi).
Allo studio, che ha voluto valutare l’entita’ di un effetto
Covid-19 sull’attivita’ di una serie di Servizi dedicati alla
diagnosi e alla cura del melanoma, hanno partecipato i centri
d’eccellenza sul territorio italiano. Ne e’ emerso che la
riduzione delle radicalizzazioni (ovvero le asportazioni
chirurgiche locali) e’ stata del 23%, le diagnosi istologiche
totali si sono ridotte di circa un quarto (24%), e quello delle
terapie iniziate nel trimestre sono diminuite di circa un quinto
(-20%). “In particolare – spiega Ignazio Stanganelli, presidente
Imi – c’e’ stata una contrazione delle prime visite e,
conseguentemente, delle biopsie che fanno seguito al sospetto di
un melanoma e delle radicalizzazioni successive alla conferma
istologica della biopsia. Questo puo’ determinare un ritardo
nella diagnosi con il rischio trovarci davanti nei prossimi mesi
a melanomi in stadio piu’ avanzato con prognosi peggiore. Nei
mesi a venire – aggiunge – occorrera’ ottimizzare le risorse
verso i pazienti con le forme piu’ gravi”.
I dati sono abbastanza omogenei sul territorio, fatto salvo
per due differenze sostanziali: al Nord, si e’ osservata una
flessione del numero di pazienti gia’ in cura con terapia
sistemica, ma non dei nuovi pazienti. Al contrario, al
Centro-Sud le nuove terapie avviate hanno mostrato una
flessione, ma non cosi’ il numero di pazienti in
trattamento.