“Per lo spaccio di droga nei quartieri parliamo di una camorra di basso livello, che ha gerarchie piu’ labili dei vertici dei grandi clan e genera violenze anche per aspirazioni di carriera criminale”. Commenta cosi’ Luciano Brancaccio, sociologo dell’Universita’ Federico II e autore di ricerche sulla criminalita’ organizzata a Napoli, l’accoltellamento del 17enne in citta’ ad opera di alcuni ragazzini. Un episodio che e’ stato definito dalla madre della vittima un gesto gratuito, senza motivo, quasi a voler dimostrare a gruppi criminali, ai boss, di cosa sono capaci. Un episodio avvenuto in un contesto nel quale si sono registrati negli ultimi giorni altri gravi casi di ferimenti di minorenni spesso ad opera di altri ragazzini. “Bisogna partire da una distinzione – spiega all’ANSA Brancaccio – si parla spesso di camorra in relazione a episodi violenti, ma questi riguardano una camorra di livello basso, quella che controlla le piccole piazze di spaccio. La madre del ragazzo probabilmente parlando di boss si riferisce a qualche capetto che si sta facendo avanti nel commercio di droga, i boss sono altra cosa. Dobbiamo sempre ricordare che il mondo criminale napoletano e’ stratificato, ha diversi gruppi gerarchici e questi episodi di violenza urbana si riferiscono appunto a qualche piccolo capo di quartiere”. Una camorra piu’ minuta di quella che fa grandi investimenti finanziari, soprattutto nel Nord Italia e all’estero, ma forse avvertita come piu’ pericolosa dalla popolazione: “Certo – conferma Bancaccio – e’ piu’ pericolosa, perche’ e’ fuori controllo, agisce senza avere i limiti imposti da una gerarchia. Quello che sta accadendo si spiega probabilmente con il fatto che, come emerge dalle ultime inchieste giudiziarie, il mercato degli stupefacenti, che e’ quello che genera questa violenza e consente aspirazioni di carriera criminali, sembra in una fase di transizione, di mancanza di equilibri. Ci sono quindi spazi di azione che si conquistano in maniera violenta. Questo spiega anche le stese, i raid, le risse, le sparatorie. Alcuni giovani pensano che pensano di poter acquisire cosi’ fette di potere”. Il ragazzi ferito a Napoli e’ figlio di professionisti, un particolare che fa emergere ancora una volta il dibattito sulle “due Napoli”, di Domenico Rea, sulla contrapposizione tra la citta’ borghese e quella di chi opera nell’ombra: “Le disuguaglianze sono in crescita – spiega Brancaccio – e la crisi economica ha ridotto ancora le possibilita’ di mobilita’ sociale. Dal punto di vista strutturale Napoli ha visto crescere le grandi diseguaglianze. Ma e’ anche vero che a Napoli, forse piu’ che in altre citta’, ci sono forme di interscambio, il giovane boss lo puoi trovare nel locale notturno che frequenta il professionista. Questo contatto, forse puo’ far venir fuori forme di astio, i due mondi si guardano in cagnesco, si sentono espressione di mondi diversi e lontani e quindi questo puo’ scaturire in violenza. In fondo la rivalsa sociale genere estraneita’, e violenza. Un certo mondo che cerca un’affermazione in un mondo che vede lontano”.