Hanno nomi esotici, da Black Mamba a Dubai Gold, ma contengono ingredienti non certo piacevoli: il ministero della Salute ha ritirato dal mercato nove inchiostri per tatuaggi, dopo che dalle analisi sono emerse sostanze
cancerogene. Gli inchiostri sono prodotti in Usa e si chiamano Sailor Jerry Red, Black Mamba, Green Beret, Hot Pink, Banana Cream, Lining Green, Lining Red Light e Blue Iris. “Gli articoli – si legge – sono stati sottoposti a divieto di commercializzazione, ritiro e richiamo”. Le notifiche sono state pubblicate tra il 21 e il 26 marzo, e le sostanze trovate nei pigmenti vanno dalle ammine aromatiche, come toluidina e anisidina, agli idrocarburi policiclici aromatici, altre molecole inserite da tempo tra i cancerogeni. “Purtroppo non e’ una novita’ – commenta Giuseppe Scarcella, Responsabile Nazionale Dipartimento Laser dell’Isplad (International-Italian Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology) – la prima segnalazione su coloranti cancerogeni risale al 2009, al prodotto importato da una ditta cinese. Il problema vero e’ il vuoto legislativo che regolamenta i pigmenti, che non sono considerati farmaci, ne’ cosmetici, praticamente un limbo in cui naviga di tutto. E’ un far west che alimenta il mercato parallelo, soprattutto online”. Per difendersi, continua Scarcella, basterebbe intanto chiedere al tatuatore la scheda tecnica del pigmento prima di
fare il tatuaggio, oltre che rivolgersi solo a centri e
personale qualificati. Secondo uno studio dell’Istituto
Superiore di Sanita’, in Italia sono quasi sette milioni le
persone che hanno almeno un tatuaggio, il 13% della popolazione.
Dai dati emerge che i tatuaggi sono piu’ diffusi tra le donne
(13,8%) rispetto agli uomini (11,7%). Il primo tatuaggio viene
effettuato a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda
la fascia d’eta’ tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Il 76.1% dei
tatuati si e’ rivolto ad un centro specializzato di tatuaggi e il
9,1% ad un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di
fuori dei centri autorizzati. Il 3,3% del campione intervistato
ha dichiarato di aver avuto qualche effetto collaterale
rilevante. “L’esposizione ai cancerogeni aumenta perche’
l’inchiostro rimane a contatto con il corpo per molto tempo –
spiega Lia Perrotta, allergologa dell’Istituto Dermopatico
Immacolata di Roma -, ma non e’ il caso di allarmarsi o correre a
togliere i tatuaggi, sono sostanze con cui siamo a contatto
tutti i giorni anche per altre vie, inoltre l’esposizione
dipende anche dalle dimensioni del tattoo. Un consiglio e’ fare
dei controlli approfonditi solo se ci sono dei sintomi. Per chi
invece il tatuaggio deve ancora farlo ci sono dei test che
permettono di sapere prima se si e’ allergici a qualcuna delle
sostanze contenute negli inchiostri. I pigmenti contengono
spesso metalli o altre sostanze allergizzanti, e se qualcuno gia’
sa che e’ allergico deve controllare prima gli ingredienti, anche
se puo’ capitare che sia proprio l’esposizione prolungata data
dal tatuaggio a scatenare la reazione”.