Sabato ricorre la commemorazione di un’atroce pagina della storia, ignorata per anni ed anni, che fece oltre 15.000 vittime e provocò l’esodo di 350.000 Italiani
“Far conoscere ai giovani o rinnovare la memoria di questa atroce pagina della storia del Novecento che ha coinvolto la popolazione istriana, vuole insegnare alle nuove generazioni il senso del razzismo, della discriminazione, della negazione dei diritti elementari delle persone sulla sola base dell’appartenenza etnica, politica, di gruppo o di religione o semplicemente territoriale. Tutte le dittature sono da condannare ed è nostro dovere fare esercizio di memoria e riflettere affinché genocidi, epurazioni o tragedie di ogni genere in danno al popolo inerme, non abbiano mai più ad accadere.” E’ il commento dell’assessore alla Cultura, Valentina Biancaccio, in occasione del 10 Febbraio in cui ricorre la “Giornata del Ricordo”, per commemorare la memoria delle oltre 15.000 vittime delle foibe e dell’esodo di 350.000 Italiani costretti a fuggire dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, a causa delle vicende della 2^ Guerra mondiale e della situazione al confine nord-orientale dell’Italia.
Sembra una cosa lontanissima nel tempo, eppure fino a pochi anni fa, poco o niente si sapeva sulla tragedia delle foibe, le cavità carsiche con ingresso a strapiombo, nelle quali, dai partigiani del maresciallo Tito, furono gettati vivi e morti migliaia di Italiani. E poco si sapeva anche sull’esodo degli Italiani da Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a fuggire perché il regime comunista aveva posto in atto un disegno di genocidio, condotto senza distinzioni politiche, razziali e sociali o di sesso ed età.
La ricostruzione di questo doloroso spaccato storico è stata sancita con legge N.92 del 30 marzo 2004, che ha istituito il “Giorno del Ricordo” in “memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati.”
“E’ compito della storia riconoscere gli errori, ma è imperativo per le Istituzioni mantenere viva la memoria di quanto accaduto, nel caso delle foibe, nell’immediato dopoguerra, affinché, tragedie del genere, non abbiano mai più ad accadere. Mi auguro che ognuno di noi in questo giorno, rivolga un pensiero, una preghiera, per coloro, che, in modo inerme, hanno perso la vita per la follia di un singolo,” sottolinea il sindaco Ludovico De Luca.
Le foibe non sono solo delle profondissime voragini, che si aprono sui monti del Carso, ma anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani. Nemmeno una degna sepoltura alle spoglie di quegli uomini, di quelle donne e di quei bambini gettati nelle foibe dopo terrificanti esecuzioni di massa; talvolta persone ancora vive, dopo essere scampate ai mitra, venivano trascinate nel baratro dai corpi dei morti ai quali erano legati con filo di ferro. Una ferita ancora aperta ed ignorata per anni ed anni.

A cura di Angela Fabozzi