S’è rivisto nella seconda metà della partita qualche sprazzo del Napoli dello scudetto e la goleada (4-2) in rimonta nella trasferta di ieri a Monza darà ancora un significato alle ultime sette gare della stagione, grazie al ritorno degli azzurri al settimo posto in classifica e in zona Europa. Ma il poker di gol firmato nella ripresa da Osimhen, Politano, Zielinski e Raspadori è servito a Di Lorenzo e compagni anche per dare una risposta alla durissima contestazione dei tremila
tifosi al seguito in Lombardia, la cui rabbia si è trasformata al fischio finale in timidi applausi. C’era il rischio concreto di un mortificante naufragio e va dato atto alla squadra di aver trovato almeno la forza per reagire alle avversità, compreso il netto rigore negato dall’arbitro Doveri e dal Var a Ngonge, nel primo tempo. Quasi tutto è perduto — insomma — tranne l’orgoglio del gruppo tricolore, a cui Francesco Calzona è stato molto bravo a ridare stimoli e certezze sull’orlo del baratro. Farsi male è diventata la specialità stagionale del Napoli e non ha fatto eccezione la partenza tutta in salita della sfida di Monza, con gli ultrà al seguito che hanno contestato la squadra già prima del fischio
d’inizio e alzato i decibel della
loro protesta dopo il gol a freddo
subito da Meret: deviazione di testa
senza opposizione (9’) di Djuric,
bravo a sfruttare un bel cross
da sinistra dell’ex Zerbin. Immobili
Rrahmani e Juan Jesus e difesa
battuta per la decima partita di fila,
Champions compresa. Nemmeno
Calzona è riuscito a trovare una
soluzione per i problemi del reparto
arretrato, che avevano già fatto
perdere punti e credibilità ai precedenti
tecnici del post scudetto:
Garcia e Mazzarri. Ma gli azzurri
hanno smarrito per un tempo in
Lombardia equilibrio e automatismi
pure dalla cintola in su. Per Palladino
è stato dunque facile proteggere
il prezioso vantaggio