Per combattere contro ogni forma di violenza del patriarcato e lottare in tutti i luoghi in cui si esprime: in casa, nel posto di lavoro, nella scuola, nell’universita’ , nella sanita’ , nei servizi e nelle strade. Ma anche per denunciare e chiedere di fermare il “genocidio in corso in Palestina” e contestare le politiche adottate dal Governo. Sono tante le motivazioni che hanno spinto nella ricorrenza della giornata internazionale della donna a scioperare e a sfilare in decine di piazze italiane, migliaia di donne, ma non solo. lI giallo delle mimose e’ stato quasi soppiantato dall’onda fucsia del movimento transfemminista ‘Non una di Meno’ che da nord a sud ha invaso pacificamente l’Italia. Ormai da parecchi anni l’8 marzo e’ sempre meno festa e sempre piu’ giorno di rivendicazioni, prima fra tutte quella dell’autodeterminazione, e di orgoglio come testimonia lo slogan ‘se ci fermiano noi, si ferma il mondo’ o lo striscione d’apertura della manifestazione romana partita dal Circo Massimo: ‘Scioperiamo contro la violenza patriarcale’ o altri come ‘Insultate, stuprate, ammazzate. Ci volete mute, ci avrete arrabbiate’. Cortei anche per dire basta alla guerra, per chiedere “un immediato cessate il fuoco” , “contro il genocidio in atto in Palestina” ed ancora: ” Non in nostro nome. Meloni complice di
genocidio”. A Firenze durante il presidio di Non una di Meno in
piazza Santissima Annunziata una giovane di ‘Sinistra per
Israele’ si e’ presentata con un cartellone con scritto: “Non una
parola sugli stupri di Hamas” ma e’ stata invitata dalle
organizzatrici, in un acceso botta e risposta durato alcuni
minuti, ad allontanarsi. Cosa che ha fatto, dopo essere stata
convinta dalla Digos., non prima di denunciare che “le
femministe di Non una di meno strumentalizzano le piazze per
fare propaganda anti sionista”. Sullo stesso tema contestazione
anche a Roma, ma questa volta all’Universita’ La Sapienza nei
confronti del giornalista David Parenzo intervenuto ad un
convegno organizzato dal movimento studentesco di destra Azione
universitaria. “Un gruppo ci impedisce di parlare, urlano
‘Palestina libera’ . Contestazione di giovani dei centri sociali
che non mi vorrebbero far parlare. ‘Un sionista non puo’ parlare,
Parenzo fascista’, dicono”, ha raccontato il giornalista in un
video che ha postato mostrando i colpi dati all’esterno
dell’aula sulle pareti. “Siamo bloccati dentro un’aula e non
possiamo uscire. Viva la democrazia” ha scritto in un post.
Solidarieta’ al giornalista e’ stata espressa dal presidente della
Comunita’ Ebraica di Roma, Victor Fadlun. “Negare il diritto di
parola a David Parenzo solo perche’ ebreo, e addirittura dargli
del ‘fascista’ e lanciare della spazzatura, e’ stato uno
spettacolo indecoroso che dimostra il pesante clima di
intimidazione che la nostra Comunita’ sta vivendo”. E per
contestare le politiche del ministro all’Istruzione Giuseppe
Valditara, il corteo di Roma si e’ concluso davanti al ministero,
dove ad attenderlo c’erano le precarie della scuola con un
grande striscione: ‘Proroga assunzioni o rivoluzione’, perche’ ,
hanno spiegato le femministe: “Non vogliamo una scuola del
merito. Siamo qui contro la violenza, per una scuola laica.
Contro la scuola omofoba e machista di Valditara”.