A cura di Elia Fiorillo:
Il convegno sulla minorile” organizzato a Napoli dalla CISL e dal giornale Conquiste del lavoro affronterà una questione certamente delicata e troppo spesso sottovalutata. E la domanda che di conseguenza viene spontanea, pensando al sindacato dei lavoratori, è: ma che c’entrano i lavoratori ed il loro movimento con la giustizia minorile? Qual’è il nesso che lega le due cose? Se si ha l’idea di un sindacato che difende solo gli interessi dei propri iscritti, allora non c’è alcun collegamento. Sono mondi diversi. Se invece si ritiene che “Il sindacato – come lo concepisce Papa Bergoglio – nasce e rinasce tutte le volte che… da’ voce a chi non c’è l’ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’, smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli ‘scarti'”, allora tutto diventa più chiaro.
Negli anni settanta si dibatte’ molto sul ruolo del sindacato. Proprio a Napoli alcuni giovani sindacalisti ipotizzarono un “sindacato popolare”, che non s’impegnasse a tutelare solo gli iscritti, ma anche gli “scarti”, gli ultimi. Un’organizzazione, insomma, tutta dedita a dare “voce a chi non c’è l’ha”. Ma i tempi allora non erano ancora maturi per far fare al sindacato il “salto di qualità” che Papà Francesco sollecita. Oggi gli scenari sono diversi, per certi versi più complessi di quelli visti nello scorso secolo. E il sindacato si deve adeguare. Nello spirito della difesa di chi non ha voce. In quest’ottica allora si capisce la scelta fatta dalla Cisl di Napoli di organizzare un evento sulla giustizia minorile, per capire certi fenomeni che, se non bloccati sul nascere, in seguito diventeranno condizionanti per tutta la città, meglio per il Paese intero.
Si legge nel comunicato stampa che preannunzia l’evento: “Negli ultimi 5 anni, solo in Campania, oltre 22 mila ragazzi non sono mai arrivati alla maturità; a Napoli il tasso di studenti dispersi è del 34%. Mettendo insieme gli indicatori di povertà economica e dispersione scolastica in Italia ci sono 54 Comuni da allerta rossa. E ben 48 si trovano nelle sole due province di Napoli e Caserta”. E, ancora: “Per la Cisl, superando l’approccio dell’emergenza, occorre una rete di protezione sociale in grado di attuare una presa in carico multidimensionale del minore, in grado di dire ai nostri ragazzi che hanno ‘sempre la possibilità di scegliere’. E’ necessario un grande patto sociale tra le istituzioni per riorganizzare le politiche di inclusione sociale, affinché i ragazzi capiscano che l’interesse nei loro confronti non è momentaneo”. Il problema è tutto qui, far capire ai giovani che non sono soli, che ce la possono fare anche se alle loro spalle non c’è una famiglia che si possa ritenere tale.
Proprio a Napoli, nel mese di settembre dello scorso anno, venne approvata dal Consiglio superiore della magistratura la “Risoluzione in materia dì attività degli uffici giudiziari nel settore della criminalità minorile nel Distretto di Napoli”, punto di riferimento per l’intero Paese. Sosteneva in quella occasione l’allora vicepresidente del C.S.M., Giovanni Legnini: “Se gli effetti di questa iniziativa avranno fatto fare un solo passo in avanti nel contrasto della devianza minorile o a salvare un solo giovane saremo sodisfatti. Siamo convinti che si può e si deve fare di più”. L’analisi fatta allora dai consiglieri Balducci, Ardituro e Cannanzi, della VI Commissione del C.S.M., è quanto mai attuale. Focalizza le responsabilità genitoriali esercitate “in maniera pregiudizievole” verso i minori ma anche la mancanza di comunicazione, ad esempio, tra scuola e Tribunali dei minori. Fatto molto grave che non consente il puntuale intervento del magistrato minorile in tempi opportuni e lascia incancrenire situazioni che potrebbero risolversi in modo più rapido e sopratutto più utile al minore. C’è bisogno, inoltre, che il Governo sia molto attento a certi fenomeni di malavitosita’ minorile, non a parole ma nella concretezza dei fatti. Napoli, da questo punto di vista, è un osservatorio particolarmente significativo, che deve diventare, soprattutto, un vero laboratorio sperimentale per la legalità. Ciò per circoscrivere sul nascere quei fenomeni che poi – sottovalutati, o trascurati per mancanza di coordinamento delle varie istituzioni interessate alla problematica – porta a alla creazione di aree di pericolosa microcriminalità ed all’irrobustimento, in seguito, delle varie organizzazioni criminali. Dal “governo del cambiamento” ci aspettiamo azioni concrete su questi temi. Non parole.