Un rogo gravissimo di materiale di imballaggio carta e plastica è in corso nella zona industriale di Pascarola a Caivano, al confine con Marcianise, nell’impianto di stoccaggio rifiuti Di Gennaro. Una colonna di fumo nero densa si è levata per decine di metri. Sul posto ci sono, oltre a una decina di autobotti dei vigili del fuoco, anche gli uomini del Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri di Napoli. L’Arpac, con tecnici e mezzi è prontamente intervenuta per stabilire quale siano i danni nell’incendio del deposito della ditta di recupero rifiuti “Di Gennaro Spa”. A bruciare sono numerose ecoballe, derivanti dalla raccolta differenziata dei comuni che affidano lo smaltimento di tali frazioni alla società dell’hinterland a nord di Napoli. Alcune settimane fa nella vicina San Vitaliano è divampato un incendio molto simile a quello che si verificato oggi.
«Ho allertato l’assessore regionale all’Ambiente Fulvio Bonavitacola e l’Arpac – ha detto il consigliere regionale Francesco Borrelli – che si è già recato sul posto. Il rischio è di un nuovo disastro ambientale è altissima e anche la possibilità che si tratti di un incendio di natura dolosa. Per questo chiediamo subito alla magistratura di intervenire per capire cosa può aver generato un simili rogo che ha generato una colonna di fumo altissimo e nero che rende l’aria irrespirabile a distanza di chilometri. Si tratta di una nuova tragedia ambientale che segue a poca distanza quella di San Vitaliano e che pone domande inquietanti sui sistemi di sicurezza di questi impianti che lavorano i rifiuti».
Foto, sdegno e sconcerto sui social. «Mentre sono a Roma – scrive la parlamentare del Movimento 5 Stelle Conny Giordano di Frattamaggiore – mi arrivano foto della mia terra. Di nuovo un rogo, di nuovo inquinamento, di nuovo morte. Immagino le porte di casa che si chiudono e la disperazione della mia famiglia, della mia gente. Ho allertato personalmente il Ministero dell’Ambiente e sono certa che il ministro Sergio Costa e il sottosegretario Salvatore Micillo, lavoreranno alacremente per comprendere dinamica e responsabilità di questo ennesimo disastro ambientale a danno della nostra terra. Non è giusto, non è più possibile continuare a vivere così».
Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente lanciano sospetti sull’accaduto. «Un incendio è un incendio, due incendi sono una coincidenza, ma tre incendi fanno una prova. C’è puzza di bruciato dietro l’escalation di incendi sospetti che nell’ultima settimana stanno colpendo impianti di gestione e stoccaggio dei rifiuti in Campania. È evidente che qualcosa non torna, da tempo guardiamo con crescente preoccupazione questa strana suscettibilità al fuoco che colpisce le imprese che lavorano nel settore dei rifiuti nella nostra regione. È necessario uno sforzo ulteriore da parte dell’autorità giudiziaria e di controllo per comprendere se esiste un filo conduttore tra tutti questi casi che sta scatenando una nuova guerra dei rifiuti. Ora è importante dare in tempi brevi risposte certe e rassicurazioni per la salute dei cittadini dei territori coinvolti dalla nube. Un capannone che prende fuoco, lascia tappeti di cenere e rifiuti non più riciclabili e le acque utilizzate per lo spegnimento contaminano terreni e falde acquifere, causando un inquinamento che dovrà essere bonificato. Bisogna fare al più presto chiarezza e qualora emergessero sospetti sull’origine dolosa di questi incendi, chiediamo alla magistratura e alle forze dell’ordine di applicare i nuovi delitti ambientali del codice penale, inseriti grazie alla legge sugli ecoreati».