”Sono oltre 200 mila i pazienti cardiopatici che potrebbero giovarsi di nuovi farmaci per il controllo della malattia, ma bisogna potenziare le cure in ambulatorio e a domicilio”. E’ quanto sottolinea Gerolamo Sibilio, tra i relatori di una sessione di studio promossa a Napoli da Motore Sanita’ che aggiunge: “Ricoveri e ospedalizzazioni non sono la risposta migliore per le cardiopatie croniche piu’ comuni e nuovi farmaci innovativi aiutano a curare meglio i malati anche a domicilio e in ambulatorio, ma serve una rete tra specialisti del territorio e medici di famiglia”. Lo scompenso cardiaco e’ una patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi ma
ci sono nuove cure efficaci in grado di migliorare la prognosi e
garantire una lunga sopravvivenza e convivenza con questa
cardiopatia diffusa”.
“Dal 2015 c’e’ una attenzione molto forte alle Glifozine,
inibitori selettivi del Sglt2 gia’ indicati sia come monoterapia
sia in terapia di combinazione in pazienti con diabete di tipo
2. Farmaci fino ad allora utilizzati solo nei diabetici ma che
si sono rivelati capaci di incidere in maniera determinante per
ridurre lo scompenso cardiaco – avverte Gerolamo Sibilio,
segretario regionale Anmco-Associazione nazionale medici
cardiologi ospedalieri – il dato epidemiologico e’ che il 55%
delle persone con scompenso a frazione di eiezione preservata
(la capacita’ del cuore di svolgere la sua funzione pompa) sono
candidate ad avere un supporto dall’uso di questi farmaci
inibitori del Sglt2, sia come monoterapia sia in terapia di
combinazione. Nei pazienti con diabete di tipo 2 questi farmaci
hanno dimostrato, attraverso numerosi studi, di garantire
benefici aggiuntivi come la riduzione della pressione arteriosa
e dei ricoveri per scompenso (-35%), il rallentamento del
declino della funzionalita’ renale (-39%), la riduzione della
mortalita’ per tutte le cause (-32%) oltre a giovarsi di un
elevato profilo metabolico”.
Il problema e’ insomma l’accesso alle cure e la rete tra ospedale
e territorio.
“Servono sinergie con specialisti ambulatoriali e medici di
medicina generale – chiarisce Sibilio – per rendere
appropriate le cure e consentirne il reale accesso dei malati.
Parliamo di nuove terapie molto maneggevoli nella pratica
clinica anche in ambulatorio e a domicilio e con esiti molto
favorevoli ma ai quali non tutti hanno accesso a causa di
problemi relativi alle reti di assistenza sul territorio”.
“In Campania – conclude – ci sono 1,5 milioni di pazienti
cronici over 65 anni (dati Epicentro), le cardiopatie sono il
35% e dunque circa 280mila pazienti cronici non possono essere
sostenuti con le cure territoriali e l’unica risposta e’
l’ospedale. I farmaci innovativi sarebbero la risposta alle
carenze assistenziali, costose, inutili e inappropriate”.