Sono due ex campioni del centrodestra che fu: Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Uno fuori dal Palazzo ma pare in servizio politicamente attivo come “consigliere” della figlioccia premier Giorgia Meloni. L’altro ormai passato dalle fila dei moderati Udc al Pd dove è stato rieletto al Senato a settembre. Sbarcano a Napoli ieri in due incontri diversi, ma entrambi lanciano un avvertimento agli ex compagni dell’attuale destra di governo sull’Autonomia e la riforma cara alla Lega. «Il rischio è mettere in discussione l’unità di Italia – riflette Fini ieri mattina al Circolo Politecnico di piazza Trieste e Trento – Scivolare in questo neo centralismo delle Regioni può portare a una maggiore disaffezione nei confronti della politica». Al circolo del Tennis di pomeriggio per la presentazione del suo libro “C’era una volta la politica”, Casini rincara la dose: «È importante che l’Italia individui una linea sul federalismo, nessuno si puo consentire di penalizzare il Mezzogiorno e tantomeno Napoli e la Campania». L’ultimo re della destra in Italia, l’ex presidente della Camera Fini, è il più realista davanti alla platea di un centinaio di fan: «Non devo entrare nei partiti, cerco di ragionare». Quasi ad allontanare le voci su una sua candidatura alle Europee e su altri incarichi. Fa capolino un pezzo della destra storica napoletana: da Enzo Nespoli a Pietro Diodato, Carlo Di Dato. «Ci sono i pontoniani doc», dice Enzo Rivellini, a ricordare l’ex senatore scomparso Pontone amico di Fini. «A Gianfranco non interessa il partito – confessa Enrico Flauto, ex consigliere provinciale – Non può fare il presidente della Repubblica? Tra lui e Casini, chi altro c’è…». Come se il nuovo governo a guida Fratelli d’Italia autorizzasse sogni di gloria. Sull’Autonomia l’ex presidente della Camera è netto: «Una materia incandescente, il ministro Calderoli la conosce benissimo. Non deve spaventare il meridione, ma imporre ai partiti di fare le cose in modo ordinato, sapendo le conseguenze. Devolvere per esempio l’istruzione alle Regioni che significa? Reclutare insegnanti, studiare solo alcune materie? Spero di no, ma al momento non è chiaro. I livelli essenziali delle prestazioni devono essere garantiti a tutti i cittadini, altrimenti viene meno l’uguaglianza. E se non si fa un fondo di perequazione per le regioni che hanno meno gettito fiscale, il rischio è mettere in discussione l’Unità di Italia».