Con un aumento del 2,6% le esportazioni Made in Italy fanno registrare, con un valore complessivo di 36,9 miliardi nel 2016, il record storico negli Stati Uniti che sono così il principale partner commerciale dell’Italia fuori dalla Unione tramp-1europea ma anche quello con il piu’ ampio saldo commerciale positivo che è stato di +23 miliardi nel 2016. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sui possibili effetti della nuova politica potenzialmente “piu’ protezionista” del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump, con il timore che al muro annunciato al confine con il Messico si possano aggiungere altri “muri”, stavolta commerciali, rispetto all’ingresso di prodotti italiani. Gli States sono un mercato determinante anche per l’agroalimentare Made in Italy con una previsione di 3,8 miliardi di esportazioni nel 2016, con il vino che risulta il prodotto più gettonato con 1,3 miliardi, davanti a olio, formaggi e pasta, secondo le proiezioni della Coldiretti. Risultati ottenuti grazie ai primati qualitativi e di sicurezza alimentare con l’Italia – continua la Coldiretti – che è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 288 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg ma è anche quello più green con quasi 60mila aziende agricole biologiche in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare. Primati che vanno ora difesi – rileva la Coldiretti – rispetto ai rischi legati a una possibile stretta sulle importazioni ma anche rispetto alla eventuale revisione degli accordi commerciali, come il Ttip. In questo contesto – continua la Coldiretti – con il rischio di chiusura delle frontiere si pone un evidente problema di proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro, secondo la Coldiretti. Il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano – sottolinea la Coldiretti – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma – denuncia la Coldiretti – c’è anche il Chianti prodotto in California, mentre sempre negli States è possibile acquistare del Marsala Wine. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende statunitensi pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Il Made in Italy tarocco a stelle e strisce però – conclude la Coldiretti – colpisce tutti i comparti dell’export tricolore, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi.