«Celebriamo lo svelamento di una facciata storica che viene restituita alla città». Così padre Jean-Paul Hernandez, teologo gesuita, ha introdotto, ieri mattina, la presentazione dei lavori di restauro della
facciata del Gesù Nuovo, e delle sue caratteristiche bugne, rimaste per troppo tempo annerite e rovinate da agenti atmosferici e da precedenti interventi. Adesso finalmente, con un impegno economico di un milione e 700 mila euro più 240 mila (per sicurezza e approntamento cantiere) in un tempo record di un anno e mezzo, dettato dalla scadenza obbligatoria del bonus facciate (che ha coperto i costi al 90%), napoletani e turisti tornano ad ammirare questa splendida facciata che oggi è una chiesa ma che
originariamente era un palazzo nobiliare e che sarà oggetto di
600 mila euro. Una facciata che da sempre
incuriosisce per quei segni che
gli scalpellini hanno lasciato
sulle bugne divenute oggetto di
fantasie e leggende: alfabeti, segni
isoterici o pentagrammi,
ma per i Gesuiti non c’è dubbio:
«sono semplicemente segni di
riconoscimento delle diverse
maestranze e servivano al conteggio
del lavoro fornito, in vista
della retribuzione».Ad illustrare
il restauro, l’ingegnere
Gianfranco Bidello che ha coordinato
i lavori, resisi necessari
anche per problemi di staticità
dovuti inizialmente al crollo del
vetro e del finestrone della navata
principale, il 15 dicembre
2017. «Sul bugnato della facciata
era presente una gran quantità
di deposito di polveri, terriccio
e guano di piccione dovuto
agli agenti atmosferici e poi numerose
croste, ossia strati di alterazione
della pietra dovuti ai
precedenti interventi effettuati
probabilmente senza il controllo
della Sovrintendenza, in particolare
una patina gialla di Paraloid
». «Per rimuovere le croste
— è intervenuto l’architetto
Pasquale Raffa — dopo un attento
studio di fattibilità e per
non rovinare il piperno, abbiamo
convenuto che la procedura
migliore fosse la microsabbiatura
a bassa pressione». Ora la
facciata ha ripreso la sua naturale
tonalità grigio- azzurrina.
Anche gli elementi in marmo
bianco che manifestavano diverse
forme di degrado, dovuti
agli inquinanti atmosferici, sono
stati completamente ripuliti
e riportati all’originaria luminosità.
Un ottimo risultato ottenuto
grazie ad un grande lavoro di
squadra come ha fatto notare il
vescovo ausiliare, mons Francesco
Beneduce mentre il provinciale
della provincia euromediterrenea,
padre Roberto Del
Riccio: «questo è un luogo caro
ai napoletani anche per la presenza
di San Giuseppe Moscati
e perché c’è sempre un sacerdote
disponibile alla confessione
». Ha concluso per i ringraziamenti
il parroco padre Guglielmo
Pireddu.
Elena Scarici