Diceva di essere un semplice compagno di giochi on line, solo un pochino piu’ grandicello. Poi
una chiacchiera dopo l’altra, convinceva i suoi nuovi piccoli
amici a realizzare immagini pornografiche. Ha diciassette anni
l’adolescente che e’ stato individuato dopo una laboriosa
indagine della polizia, dalla provincia di Torino, e che ora e’
indagato per pornografia minorile e adescamento di minorenni in
forma continuata. E le piccole vittime ne hanno poco piu’ di
dieci.
Una storia choc che si e’ snodata per mesi lungo le autostrade di
internet e ha preso le mosse dalla piattaforma di Fortnite, uno
dei piu’ popolari videogiochi in circolazione sul web. Il ragazzo
aveva cominciato la primavera scorsa, in aprile, durante il
primo lockdown: contattava i partecipanti e si mescolava a loro
come un qualsiasi appassionato di quelle splendide, movimentate
e coloratissime battaglie virtuali. Il passo successivo era
invitare gli amichetti a chattare con lui su Tik-Tok, Instagram
e Whatsapp. A quel punto il tenore delle conversazioni cambiava.
Si scioglieva in complimenti, in lusinghe, a volte scriveva
persino “ti amo”. Quindi mandava ai bambini foto e video
proibiti per poi indurli a realizzarne di propri, dalle loro
camerette, in cambio di denaro o ricariche telefoniche, senza
esitare a ricorrere alle minacce in caso di rifiuto.
Per settimane, per mesi, nessun genitore si e’ accorto di nulla.
Poi, a luglio, una mamma ha gettato un’occhiata distratta sullo
schermo dello smartphone del figlioletto e ha subito notato un
messaggio strano, decisamente insolito per un bambino di
quell’eta’ . Incuriosita, ha aperto la chat e si e’ trovata di
fronte all’inimmaginabile. Quindi si e’ rivolta alla polizia. Gli
agenti del Commissariato di Rivoli (Torino) hanno fatto scattare
l’indagine in tempi rapidissimi e, dopo i primi accertamenti,
sono scese in campo anche le polizie postali di Piemonte e
Veneto con le loro squadre di specialisti nel monitoraggio del
web. L’autorita’ giudiziaria ha disposto una serie di
perquisizioni nelle due regioni che hanno portato al recupero di
una quantita’ di materiale pedopornografico definita “ingente”
dagli investigatori. Del diciassettenne, adesso, si occupa il
tribunale per i minorenni di Torino.
Una seconda vicenda ha avuto per epicentro la Lombardia. A
Mantova e’ stato arrestato un uomo di 59 anni che si dedicava
allo scambio di materiale pedopornografico su internet. Nel
computer gli sono stati trovate centinaia di immagini con
minori. L’indagine e’ stata eseguita dagli agenti della polizia
postale con il contributo di colleghi “sotto copertura”
appositamente autorizzati dalla procura di Brescia. L’attivita’
di filtraggio della rete internet ha portato alla scoperta della
chat impiegata per i passaggi dei file. Il cinquantanovenne
mantovano risulta gia’ indagato per lo stesso reato e, per
questo, in passato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria.
Il fenomeno dell’adescamento dei minori attraverso internet ha
assunto con il passare degli anni dimensioni sempre piu’
preoccupanti. Nel 2019 sul fronte del contrasto alla
pedopornografia sono state svolte dalla polizia postale oltre
500 indagini che hanno portato all’arresto di 37 persone. Ma da
mesi gli operatori fanno presente che, con il lockdown e i
ragazzi chiusi in casa a trafficare con smartphone e computer,
il bilancio del 2020 registrera’ un’autentica impennata: 47 dei
261 denunciati nelle sole prime due settimane di marzo erano per
reati riconducibili alla pedofilia.