Il Capogruppo di “Prima Napoli” – Cons. Vincenzo Moretto – con un question time ha interrogato il Sindaco e l’Assessore competente a esprimere adeguato parere e soluzioni alternative, se allo studio, constatato che anche i nuovi contenitori per la raccolta degli abiti usati da destinare a persone povere e bisognose e che hanno sostituito i vecchi contenitori e che dovrebbero essere a prova di furto della merce contenuta, si sono dimostrati inefficaci a debellare il triste fenomeno che nasconde evidentemente un traffico illecito degli stessi indumenti usati da parte dei rom finendo inesorabilmente negli ormai noti mercatini dell’usato insieme ad altri oggetti recuperati dai cassonetti dei rifiuti e venduti a basso prezzo, mercatini che evidentemente imbrattano i marciapiedi come mini discariche a cielo aperto; ostacolano il passaggio pedonale e veicolare per la calca che si viene a creare e compromettono non solo il decoro e l’igiene degli spazi pubblici ma anche la salute degli incauti e ignari acquirenti in cerca dell’”affare” del momento. Come reagire noi tutti, che sosteniamo la cultura del dono, del riuso e del riciclo, come pezzi di un nuovo stile di vita ispirato all’idea di “Non sprecare” in un Paese dove, tra l’altro, ogni italiano ha sette vestiti, in media, pronti per essere donati? E dove nonostante la generosità di circa 3 milioni di cittadini che abitualmente lasciano indumenti nei cassonetti gialli, siamo a una media di chilogrammi di vestiti donati all’anno pari alla metà di quella di Germania e Francia? Una soluzione potrebbe essere quella di dotare gli atri dei palazzi di contenitori specifici in plastica, alla stregua di quelli già presenti e adibiti alla raccolta di carta e plastica, per la raccolta degli abiti dismessi dai condomini e da raccogliere, da parte di operatori dell’Asìa, ma anche da terzi come associazioni di volontariato, enti di beneficienza attivi sul territorio dalla comprovata moralità, la stessa Caritas, in giorni prestabiliti e settimanalmente; con un’adeguta campagna di sensibilizzazione pubblica. Si eviterebbe così il continuo danneggiamento dei contenitori installati sul territorio cittadino; il furto ed il traffico illecito; la sottrazione stessa della merce da destinare ai più bisognosi con evidente danno; l’imbrattamento dei marciapiedi con gli indumenti scartati che nessuno ripulisce; l’occupazione di suolo da parte degli stessi contenitori; il pericolo che tali contenitori danneggiati vanno a costituire per i passanti e non da ultimo, il costo per la loro riparazione e/o sostituzione e la stessa igiene e decoro della città, il danno ambientale.