L’allarme lanciato dal rapporto Ispra: il 20Ï9 tra gli anni più bollenti dal 19( di Rita Sparano Napoli si colloca al terzo posto fra gli anni più caldi dal 1961. È questo l’allarmante dato che viene fuori dal rapporto dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) dal titolo ‘Gli indicatori del clima in Italia nel 2019′. Lo studio illustra l’andamento del clima nel corso dell’anno scorso e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. Si basa su una grande mole di dati e indicatori climatici derivati in gran parte dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati climatologici di interesse ambientale (Scia), Lo studio ha rilevato in particolare un picco di anomalia nel mese di giugno. Nel mese appena trascorso. al nord Italia si e verificato un aumento del +4.25°C, +4.Ü•:’C al Centro, +3.2Ë°Ñ al Sud e Isole. Il caldo è stato particolarmente intenso tra il 26 e il 29 giugno, quando sono stati registrati nuovi record assoluti di temperatura in diverse località del nord-ovest e del settore alpino, con punte di 4U°C in pianura e 35-36°C a circa !OOU m di quota”. Città sempre più bollenti sotto un sole sempre meno clemente. Un ritratto preoccupante di cui stiamo già vivendo le drammatiche conseguenze. La prima e la più importante riguarda i campi. Per effetto di un clima “pazzo’ e di temperature troppo alte, sono ormai migliaia i raccolti andati al macero. Tempeste di grandine fuori stagione, vento forte, trombe d’aria, precipitazioni impreviste alternate a un caldo improvviso. Tutto questo ha causato danni incalcolabili da nord a sud Italia: alberi da frutto e vigneti sradicati, rami spezzati, campi allagati, erba dei pascoli distrutta, frutta e verdura rovinate e coltivazioni di cereali abbattute. Manifestazioni di un fenomeno che ormai non possiamo più ignorare, che è quello del cambiamento climatico. Stando agli ultimi dati rilevati dalla Coldiretti, in Puglia le zone più colpite sono state quelle del Salento e del Tarantino, dove l’improvvisa ondata di maltempo ha allagato i campi e la violenta grandinata ha provocato gravi danni su vigneti di uva da tavola e da vino, sugli agrumi e sugli ortaggi, mentre il vento forte ha spezzato i rami degli ulivi. Al nord duramente danneggiati il mais ma anche l’orzo e il grano pronti per la trebbiatura e le coltivazioni di pomodori, meloni, angurie e le verdura di stagione nonché i frutteti prossimi alla raccolta. Danni, fa sapere la Coldiretti, anche negli alpeggi in alta quota come in Val Brembana in Lombardia dove per i forti temporali una coltre di ghiaccio ha distrutto i prati necessari per alimentare le mucche al pascolo. Tra i nemici numero uno dei raccolti c’è proprio la grandine, la più temuta in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni nei campi. I dati Ispra e quelli raccolti dalla Coldiretti ci restituiscono una realtà difficile. Una tendenza che conferma l’ormai già avviata tropicalizzazione. I danni, lo abbiamo detto, sono nel campo dell’agricoltura. Ma se ci sembra un argomento ancora troppo lontano, basta renderci conto di come sul banco alimentare al