di Luigi Pone
Dopo il grande entusiasmo portato dagli accordi di Sharm El Sheikh per il cessate il fuoco tra Israele ed
Hamas, seguito dal reciproco rilascio degli ostaggi tra le opposte fazioni, questa mattina in Parlamento si è
tenuta l’Informativa urgente del governo sul Piano di Pace per la Striscia di Gaza. Di fronte alle Aule di
Montecitorio e Palazzo Madama è stato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, a chiarire lo stato
dell’arte e le prospettive tracciate dall’esecutivo per il futuro dei palestinesi.
L’intesa trovata sulla punta estrema della penisola del Sinai, viene ritenuta di grande prestigio ma allo
stesso tempo basata su presupposti che la rendono molto fragile. E’ evidente che gli equilibri politici sorti in
seguito all’avvio della prima fase del cosiddetto “Piano Trump”, siano appesi ad un delicato interscambio di
prestazioni da parte degli attori in campo. C’è ancora quella sensazione nell’aria che la minima mossa
sbagliata possa far saltare tutto in aria, con conseguenze inimmaginabili. A farne le spese, come fino ad ora,
sarebbe soprattutto la popolazione di Gaza. Uno scenario questo da scongiurare a tutti i costi.
Durante l’Informativa tenutasi quest’oggi, prima alla Camera e poi al Senato, il Ministro degli affari esteri e
della cooperazione internazionale ha ribadito la sua soddisfazione per gli esiti del vertice tenutosi in Egitto.
“Il successo dell’iniziativa di pace avviata dal Presidente degli Stati Uniti potrebbe davvero costituire una
svolta storica che cambia il volto del Medio Oriente e quindi del Mediterraneo”. In questi termini si esprime
il vicepremier, aggiungendo inoltre che ci sarebbero finalmente le condizioni per intraprendere un percorso
di trasformazione politica che conduca al riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. L’obiettivo è di
liberare quei territori dalla presenza dei gruppi terroristici e coinvolgere nel processo di sviluppo tutte le
forze internazionali insieme ai paesi islamici. La prospettiva tracciata e che non rappresenta più una
chimera dopo il vertice di Sharm El Sheikh, sarebbe quella di “giungere ad uno Stato palestinese vero,
democratico, pacifico, non confessionale, affidato ad una Autorità nazionale palestinese profondamente
rinnovata negli uomini e nei metodi. Uno Stato pacifico riconosciuto da Israele e che riconosca Israele”.
Queste, le accorate dichiarazioni del vicepremier su di un passaggio politico molto sentito e delicato per
l’opinione pubblica mondiale.
In seguito, l’inquilino di Piazzale della Farnesina rivendica con orgoglio la presenza del governo italiano al
tavolo di Sharm El Sheikh insieme agli altri leader delle maggiori potenze coinvolte nei negoziati per la
tregua. Egli tiene molto sottolineare quanto sia stato apprezzato l’operato dell’esecutivo, facendo
riferimento soprattutto alle dichiarazioni di stima nei confronti di Giorgia Meloni da parte del Presidente
americano Donald Trump.
In coerenza con quanto previsto dalla roadmap disegnata dalla Casa Bianca per il futuro del Medio Oriente,
il ministro degli esteri ha confermato la necessità del dispiegamento di una Forza Internazionale di
Stabilizzazione (Isf) che in questa fase prenda le redini in mano sul territorio di Gaza. Si tratta, nella
sostanza, di partecipare attraverso l’invio sul territorio della Striscia di forze militari, soprattutto con
l’intento di garantire attività di peacekeeping. Su questo delicato tema il vertice della Farnesina ha
precisato la volontà di garantire la massima partecipazione parlamentare e soprattutto l’obiettivo di
ottenere un sostegno bipartisan.
Come sottolineato in Aula, la posizione di Antonio Tajani e del Governo è quella di garantire la
partecipazione dell’Italia al processo di ricostruzione della Striscia, individuando nell’Autorità Nazionale
Palestinese (Anp) il principale interlocutore per la gestione delle attività e per l’ampliamento del piano Food
for Gaza. Il ministro ci ha tenuto a celebrare la generosità con cui ha operato in questi mesi la filiera
dell’agroalimentare del Bel Paese, la quale ha messo a disposizione dei territori martoriati dalla guerra,
circa cento tonnellate di aiuti che ben presto giungeranno alla popolazione palestinese. Proprio in coerenza
con l’intento di essere protagonisti nella rinascita della Striscia, il Ministro degli esteri ha annunciato la
nomina dell’ambasciatore Bruno Archi, rappresentante permanente presso le Nazioni Unite a Roma dal
2022, quale inviato speciale per la ricostruzione a Gaza.
Il vertice del dicastero degli esteri ha annunciato anche un importante appuntamento, cui sarà protagonista
il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, che varcherà le porte della capitale italiana il
7 novembre prossimo. L’evento conferma lo spirito di collaborazione e dialogo portato avanti dal governo
italiano, antesignano tra l’altro dei prossimi Dialoghi Mediterranei che si terranno a Napoli, dove
presenzieranno i ministri degli esteri della regione, tra cui anche quella palestinese Varsen Aghabekian.
Sul tema della sicurezza della salute degli abitanti delle zone distrutte dal conflitto, il vicepremier ha fatto
esplicito riferimento ad un pacchetto di aiuti quantificato in 60 milioni di euro e che sarà dedicato “alla
sicurezza alimentare, alla sanità, all’assistenza dei malati feriti e mutilati e in tema di formazione per
sostenere la costruzione della nuova leadership palestinese in ambito sanitario”. Inoltre, continua durante
l’informativa sul tema degli aiuti e dichiara che il governo metterà a disposizione le eccellenze degli
ospedali italiani per garantire il buon esito della missione sanitaria per Gaza. A tal proposito, vengono citati
il Bambin Gesù, il Gemelli, il Rizzoli di Bologna e il Meyer di Firenze, insieme alla collaborazione che verrà
offerta anche dal dicastero dell’Università e della Ricerca.
E’ questo lo spirito del tavolo “Italy for Gaza” tenutosi a Palazzo Chigi, quello espresso dalle stesse
dichiarazioni del Ministro per le disabilità, Alessandra Locatelli, la quale sul tema specifico ha sottolineato
la sensibilità del governo e la volontà di intervenire in maniera urgente per la tutela delle persone mutilate
dallo scoppio degli ordigni. La titolare del dicastero ha chiamato in causa la preziosa collaborazione della
Protezione Civile e messo in evidenza “le gravi carenze igienico sanitarie che si sono create sul territorio
martoriato dalla guerra e alcune urgenti necessità quali i presidi di assorbenza”. Chiarisce inoltre che
“appena sarà possibile il governo interverrà per far fronte anche a queste necessità”. L’obiettivo è quello di
“garantire anche un sostegno attraverso protesi e ausili per le persone con disabilità fisica, offrendo
disponibilità ad organizzare supporti adeguati per bambini e adulti con disabilità intellettive, sensoriali e
pluripatologie”.
Dello stesso tenore le dichiarazioni d’intenti portate al tavolo dell’esecutivo dal vertice del Ministero
dell’Università e della Ricerca (MUR), Anna Maria Bernini. Si è parlato di corsi a distanza e di sviluppo di
strumenti digitali, con la creazione di spazi idonei allo studio e alla ricerca. Lo spirito è quello di creare una
nuova società che possa fare leva soprattutto sulla luce dell’istruzione, per dare al popolo palestinese
un’alternativa concreta e credibile, rappresentata dalla edificazioni di poli universitari nelle Striscia