A Cura di Valentina Busiello:

La Sapienza è un Ateneo di saperi, che costituisce una cittadina universitaria. Ateneo per eccellenza.
Il Professore Fabio Lucidi è stato Preside della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Universita’ La Sapienza, è Professore Ordinario e Presidente della Società Italiana di Psicologia della Salute, Prorettore alla Quarta Missione e ai Rapporti con la Comunità Studentesca

Benvenuto Professore Fabio Lucidi, ci illustra un’anteprima dell’evoluzione della sua professione, e il significato di diversi incarichi importanti?

Il mio futuro è quello di continuare a rendermi disponibile a fare del mio meglio per Sapienza, Ateneo d’eccellenza in questo paese e nel mondo. In primo luogo, vorrei mantenere l’impegno nelle prime due missioni di ogni professore: ricerca e Insegnamento. Tutti gli altri incarichi pro tempore, se si ha la fortuna di riceverli, nulla tolgono alla bellezza di fare questo e di poterlo conciliare con la Terza Missione, cioè quella di trasferire al territorio, ciò che impariamo e ciò che insegniamo. Nel mio triennio da Preside della Facolta’ di Medicina e Psicologia dell’Universita’ La Sapienza, sono stato incaricato dalla Rettrice del Coordinatore di un Comitato Tecnico Scientifico con riferimento a temi importanti come la diversita’ e l’inclusione, che la Rettrice stessa ha definito come Quarta Missione della Sapienza. Da pochi giorni, dopo che si è concluso il mio incarico come Preside, sono stato nominato dalla Rettrice Proettore alla Quarta Missione e ai rapporti con la Comunità Studentesca. Ne sono davvero onorato è un compito che spero di svolgere con impegno e passione, perché riguarda temi attuali ed importanti, specialmente in un Ateneo che vede al proprio interno oltre 110 mila studenti, con 3.500 professori, ricercatori, che coprono ogni disciplina, con altrettanto personale tecnico, amministrativo, bibliotecario. La Sapienza costituisce una citta’ dentro la città, abitata prevalentemente da giovani dai 19 ai 23 anni, che vivono un presente cercando allo stesso tempo di proiettarsi verso il futuro. E’ un contesto in cui dobbiamo cercare di garantire a tutti e a tutte il diritto allo studio, evitando che le differenze possano diventare disuguaglianze.

Prof. Lucidi, come si coordina il diritto allo studio con il numero chiuso?

Siamo una Università generalista, offriamo percorsi di studio in ogni disciplina. Ogni studente diplomato può trovare presso Sapienza accoglienza lungo un ventaglio enorme di possibilità. Alcuni corsi possono prevedere un accesso programmato. In molti casi, avere il diritto di studiare vuol dire poter offrire tirocini, frequenza di laboratori di alta specializzazione, occasioni di studio individualizzato. Questo certe volte prevede che l’accesso sia limitato a un numero programmato di studenti. Aumentare questi numeri è possibile solo a patto di un aumento del finanziamento delle università. E’ doloroso, ma il nostro dovere è quello di offrire formazione qualificata che, per alcuni corsi, corrisponde alla necessità di rendere proporzionale il numero di persone che possono accedere alle risorse disponibili per poterle formare. In caso contrario, offriremmo una formazione inadeguata a tutti.

Preside Lucidi, ultimamente si è molto parlato di merito: come intendete valorizzarlo?

Nel nostro intendimento corrisponde ad offrire ad ogni studente e studentessa la possibilita’ di valorizzare il proprio impegno e le proprie caratteristiche, rendendole parte di un grande progetto di crescita collettiva. In questa accezione il merito non è un valore assoluto lungo il quale stilare graduatorie o classifiche, ma assume la forma della propria disponibilità a dare del proprio meglio per la crescita individuale e collettiva. Il concetto di merito, così declinato, non rimanda dunque all’esclusione di alcuni a vantaggio di altri, ma all’opportunità di ciascuno di veder valorizzato il proprio contributo, quando questo è offerto con impegno e passione.

Ritornando al tema dell’inclusione ed alle competenze trasversali, sono temi fondamentali ed attuali. Ce ne parla?

L’accesso al mondo del lavoro non richiede soltanto una serie di competenze disciplinari e tecniche che cerchiamo di fornire grazie a un corpo docenti estremamente qulificato, ma richiede tutta una serie di competenze trasversali. La conoscenza delle lingue – a partire dalla lingua inglese, piuttosto che delle soft skill, legate alla comunicazione, alla presa di decisioni, alla capacità di regolare i propri comportamenti e le proprie emozioni, alla abilità di costruire relazioni, spesso sono offerte dalla famiglia. Una Università moderna ha anche il ruolo di mettere in condizione gli studenti che non dispongono di un vantaggio familiare, di poter acquisire adeguatamente queste abilità trasversali.

Professore Fabio Lucidi, il suo triennio da Preside è stato caratterizzato dalle difficolta’ dovute alla pandemia, ci svela un suo riferimento sul significato di essere Preside soprattutto in queste occasioni difficili?

La Facolta’ di Medicina e Psicologia vuole contribuire a costruire un sistema di salute e di benessere. Il Preside e’ chiamato ad accompagnare e a facilitare tutti coloro, docenti, studenti, personale, che vogliono impegnare le proprie risorse e capacita’, al servizio di questo obiettivo, sul piano della ricerca, della didattica e dell’assistenza, per esempio nelle Aziende Ospedaliere, nei servizi di Counselling dell’ateneo, in altre strutture dipartimentali. Farlo durante un momento come questo è stata certamente l’esperienza professionale più intensa della mia carriera.

Comunicare e trasferire i saperi al di fuori della citta’ univeritria non è semplice. E’ concetto di Terza Missione, a cui voi ne aggiungete una Quarta, ce ne parla?

L’Universita’ sta sviluppando modi sempre più evoluti per il trasferimento al territorio della conoscenza, dei saperi, dell’importanza del metodo scientifico, delle tecnologie che sviluppa. I professori non sono più in quella Torre d’Avorio incapace di entrare in contatto con il mondo in cui vivono di cui si parlava un tempo. Ma se si vuole anche favorire l’equita’, la mobilita’ sociale, valorizzare le individualità e le differenze allora c’è bisogno di un piano strategico e di individui che si dedichino a realizzarlo con passione e dedizione.

Sulla digitalizzazione, l’informatizzazione come tema del futuro. La Sapienza, Ateneo per eccellenza dove provengono i nostri migliori ricercatori richiesti in tutto il mondo, professori, accademici, Premi Nobel?

L’Universita’ Sapienza dispone di storia e prestigio. Da sempre forma studenti nelle aule, nei laboratori, attraverso lo scambio interpersonale. Lo abbiamo recentemente ribadito all’interno di alcune delibere del Senato Accademico, l’organo presieduto dalla Rettrice che definisce la nostra linea di indirizzo. Dobbiamo però ricordare che nel periodo della pandemia in cui in cui la copresenza tra docenti e discenti e’ stata impossibile, abbiamo digitalizzato, modernizzato, costruito nuove strutture informatiche. Da parte nostra non c’è nessun rifiuto della modernita’. Pero’, attenzione, dobbiamo anche accettare l’idea che la nostra formazione poggia sullo scambio che si svolge in aula, basato sul trasferimento di competenze, ma anche di passioni, curiosita’, interessi. Per tutto questo l’Universitas da sempre prevede la copresenza di maestri e allievi, lo scambio orizzontale tra studenti, modelli formativi che difficilmente si articolano attraverso la mediazione di uno schermo di un computer. Dunque, nessun rifiuto della digitalizzazione, ma non vogliamo trasformare la digitalizzazione verso uno strumento che sterilizza il valore formativo delle relazioni interpersonali.

La Digitalizzazione, pro, a favore per l’efficienza nelle Aziende Ospedaliere, ma sotto un altro aspetto in termini di comunicazione di coopresenza, contro, poiche’ limita i rapporti umani che sono insostituibili. Vero?

La Sapienza e’ una comunita’, un sistema di relazioni che si sviluppano in un tempo presente, che poggiano su quanto appreso nel passato e guardano al futuro. In questo gli strumenti dell’Information and Communication Technology, rappresentano un elemento aggiuntivo, insostituibile, su cui vogliamo investire. All’interno di questa trasformazione, nelle Facoltà mediche stanno entrando prepotentemente anche le nuove tecnologie. I medici di domani dovranno essere formanti a usarle, nella diagnostica quanto nelle strategie di intervento o monitoraggio. Tra i nuovi corsi che abbiamo aperto ve ne sono alcuni che incrociano elementi dell’Informatica con quelli della medicina. Il corso di medicina HT, per esempio, forma medici che, con pochi esami aggiuntivi prendono anche una laurea in ingegneria. L’e-health è una realtà e il futuro non prevede che i cittadini debbano fare lunghe file di fronte ad un ambulatorio per un consulto che potrebbe essere svolto a distanza, ma allo stesso modo nessuno intende negare il valore del rapporto personale tra medico e paziente, a vari livelli. Per cui, se mi sta chiedendo se sara’ possibile a breve il monitoraggio a distanza di tutta una serie di parametri attraverso strumenti informatici, sono convinto di si. Se invece vuole sapere se questo sostituira’ necessariamente il rapporto di vicinanza umana di un medico con un paziente, personalmente non sono un medico, ma sono convinto di no.