E’ i-Cub, un robot umanoide con gli occhioni da bambino, a dare il via in passerella, oggi a Milano,
al “nuovo capitolo” di Dolce e Gabbana, ispirato alla tecnologia
e dedicato ai giovani e al loro approccio “libero e naif” agli
abiti.
“L’intelligenza artificiale ci ha dato il la per questa
collezione” raccontano gli stilisti che per la sfilata,
presentata con un video in chiusura delle sfilate di Milano Moda
Donna, hanno collaborato con l’Istituto italiano di tecnologia,
che ha fornito non solo I-cub – di cui sono presenti una
cinquantina di esemplari in giro per il mondo – , ma anche tre
modelli di R1, un altro umanoide su ruote nato nel 2016. Per i
robot, “costruiti per la ricerca con cui si sviluppano – spiega
il presidente dell’istituto italiano di ricerca Giorgio Metta –
gli algoritmi di intelligenza artificiale, quella con Dolce e
Gabbana e’ una collaborazione artistica”.
C’e’ persino di piu’ da parte dei due stilisti: “all’inizio,
dall’istituto – raccontano – ci hanno detto che non sono
bambole, ma noi avevamo iniziato a parlare di tecnologia gia’ tre
anni fa con i droni in passerella. All’inizio sono state
scintille, poi amore: noi ci siamo ispirati al loro mondo perche’
la ricerca e’ alla base di tutto, basta vedere cosa succede con i
vaccini”. Ma la ricerca e’ alla base anche della moda: “ci vuole
armonia – sottolineano – tra un nuovo mondo e l’abbigliamento,
non puoi girare con la clava a Manhattan”. E questo di oggi “e’
un mondo di ragazzi senza preconcetti cui dobbiamo parlare,
perche’ sono loro a dare nuova linfa”.
Questi ragazzi, osservati attraverso i social network,
secondo gli stilisti alla moda chiedono lo stesso spirito degli
anni ’90 e vivono il sexy non legato al sesso ma come edonismo.
E’ pensata per loro questa collezione che pesca nella storia
della maison, riproponendo capi cult come il corsetto di Prince
in Cream, il body di Madonna e quello di Naomi, le guepie’ re e le
giarrettiere, ma anche citazioni come le giacche dalle spalle
over, i maxi piumini leopardati e stampati, le tute
aderentissime, le magliette con scritto ”90’s fashion’ o ‘I
love supermodel’. E che poi parte per sperimentare all’insegna
della tecnologia e della liberta’ , come i cardigan e i pull di
lana tessuta con il cellophane o la giacca di lana e nylon
incellophanata o i pantaloni di raso di seta lucidi e “spalmati
come una Ferrari”, tutto tra bagliori metallici e colori fluo.
“L’influenza del Covid c’e’ – spiegano i due – proiettiamo
sugli abiti cio’ che siamo e, quindi, divertimento e protezione
vanno insieme”. Ed ecco le ghette per coprire le scarpe e le
mascherine di plastica trasparenti, ma anche l’abito mini fatto
di grandi perle e basta: “la creativita’ e’ stata appiattita dal
politically correct, il giudizio e’ stupido e ignorante, ma i
giovani – sottolineano i creativi – hanno un approccio libero
nei confronti degli abiti, se gli piace lo sparkling non si
chiedono ‘dove ci vado?'”. E lo stesso fanno con i loro corpi,
come dimostrano le modelle e le persone comuni, o quasi, scelte
per la sfilata: capelli arcobaleno, rosa, gialli, blu e tatuaggi
a profusione, facce vere di un mondo nuovo e di un nuovo
capitolo della maison.