Il 75% delle esportazioni italiane e’ composto da macchinari, metallurgia, moda, autoveicoli,
agroalimentare, chimica e farmaceutica: e’ il Made In Italy che
quotidianamente si afferma sul mercato mondiale. Ed il trend
positivo dell’export – sia in tema di volumi che di prezzi,
negli ultimi due anni ha segnato risultati positivi con un
record nel 2021 e un +22,4% nei primi sei mesi del 2022.
E’ quanto emerge dal XXXVI dal Rapporto sul Commercio estero
“L’Italia nell’economia internazionale” che e’ stato presentato a
Napoli nel complesso monumentale di San Lorenzo, alla presenza
del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Un trend positivo che
non e’ stato piegato dalla pandemia, ne’ dal conflitto tra Russa e
Ucraina, tra le cause dell’aumento del prezzo delle materie
prime e dell’energia. Anzi, la pandemia, rileva il Rapporto, ha
impresso un’ulteriore accelerazione ad alcuni trend che erano
gia’ in atto nei principali mercati di sbocco: la Germania, la
Francia, gli Stati Uniti, la Svizzera, la Spagna, il Regno
Unito, il Belgio e la Polonia.
Il 52% dell’export e’ verso i Paesi Ue, il 48% verso Paesi
extra europei. Nel 2021 sono stati esportati beni per 516
miliardi di euro a fronte di importazioni per 472 miliardi. Nel
primo semestre dell’anno in corso e’ verso la Turchia che le
esportazioni hanno registrato la maggior crescita (piu’ 35,8%
rispetto allo stesso periodo del 2021) mentre verso la Russia la
flessione e’ stata del 17,6%.
Le esportazioni italiane sono cresciute del 18,2% nel 2021
(sul 2020) e del 22,4% nel primo semestre 2022 rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente anche se il conflitto
russo-ucraino ha costretto a rivedere le stime del commercio
mondiale. Un conflitto, hanno ammonito gli analisti, che sta
esasperando le spinte inflattive e sta generando tensioni.
“Come rileva il Rapporto Ice-Istat, sebbene le stime di
crescita del commercio mondiale siano ben inferiori rispetto a
quelle ipotizzate prima dell’aggressione russa contro l’Ucraina,
restano nel breve-medio periodo prospettive di crescita che le
aziende italiane hanno il potenziale per cogliere. Per questo,
in una fase congiunturale cosi’ critica e al contempo di grandi
trasformazioni, e’ essenziale non abbandonare le riforme e non
deviare dagli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Il conflitto finora, ha spiegato il presidente dell Ice
Agenzia Carlo Ferro, “ha influito maggiormente sul fronte delle
importazioni e del prezzo dell’energia. Se guardiamo all’aspetto
esportativo, dato il valore dell’export con Mosca, se
proseguissimo con la flessione che dallo scoppio del conflitto e’
di circa un terzo rispetto alla Russia, alla fine perderemmo
meno di un punto percentuale di export complessivo del Paese.
C’e’ una percezione di peso del rapporto commerciale con la
federazione russa che non e’ totalmente corretta”.
“Il Made in Italy si difende grazie alla capacita’ dei nostri
imprenditori che si affermano sul mercato, piuttosto che con la
presenza di un ministero o di un ministro”, ha detto invece il
responsabile dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti,
rispetto all’ipotesi di un dicastero del Made In Italy.
Piu’ che a un polo italiano del lusso bisognerebbe ragionare
sulla creazione di una sorta di consorzio tra i grandi marchi
per trovare delle sinergie su alcuni temi, a partire dalla
distribuzione. E’ questa l’idea lanciata, invece, da Diego Della
Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s: “Sotto
l’aspetto della distribuzione sarebbe importante riuscire fare
qualcosa insieme. Poi, per il resto, ognuno puo’ fare la sua
strada”.