“Un terzo festival? Ci sarebbe tanto lavoro da fare e mi piacerebbe perfino farlo. Ma non ne ho la minima idea perché il troppo storpia”. Claudio Baglioni ha vinto la scommessa del bis a Sanremo, dirottando il festival
verso quel pubblico giovane che da tempo diserta Rai1. Due dati su tutti: il 63% di share sui ragazzi di 15-24 anni, un podio – Mahmood, Ultimo, Il Volo – con un’età media di 25 anni. Sul futuro Baglioni lascia la porta aperta, ma non si sbilancia. “A questo punto ho tanto bisogno di ombra, per poi riaccendere i riflettori quando tornerò a fare il mio percorso individuale”. L’edizione 2019 va in archivio con una media di 9 milioni 797 mila spettatori con il 49.38% di share – in calo rispetto all’edizione da record del 2018, ma più alta di 3 punti rispetto a quella degli ultimi 15 anni – ma centra dati record sul target giovane, su RaiPlay (+50%) e sui social, risultando l’edizione più commentata di sempre: 15 milioni di interazioni nelle 5 serate. Risultati non scontati, anche alla luce delle polemiche che hanno preceduto il festival, delle frizioni con il vicepremier Salvini in tema migranti e soprattutto delle accuse sul presunto conflitto di interesse di Baglioni. “C’era il rischio di una tensione eccessiva”, ammette. “Per questo ho cercato di creare una zona di silenzio intorno al festival, altrimenti non saremmo riusciti a lavorare: è stata una grande fatica, ma tutto è andato avanti nella massima serenità”. La casacca da direttore artistico, comunque, gli suggerisce già come cambiare il festival, riportando “da 24 a 20 il numero degli artisti in gara” e riducendo “la durata delle puntate”. E soprattutto modificando i meccanismi di formazione delle classifiche: “Se il festival vuole davvero essere una manifestazione popolare, potrebbe essere giudicato solo dal televoto”, dice chiaramente dopo la rivolta web contro le preferenze delle giurie tecniche che hanno ribaltato il giudizio
del pubblico, spingendo Mahmood alla vittoria e penalizzando
Ultimo. “O il risultato finale viene deciso da giurie ristrette
di addetti ai lavori, certificati come tali, o questa mescolanza
con il televoto rischia di essere discutibile”, avverte
Baglioni.
Poi però riprende i toni da congedo a sembra lanciare un
appello a chi verrà: “E’ stata un’esperienza di vita di quelle
che lasciano tracce e ora viene da dire: oddio, è finita.
Continuate a mantenere il festival vicino alla musica, ai
giovani. E’ un segnale di cambiamento che ritengo epocale”.
Dopo i complimenti dell’ad Fabrizio Salini, Baglioni incassa
oggi quelli del presidente della Rai Marcello Foa, anche lui in
prima fila ieri all’Ariston: “E’ stato veramente un inno alla
bellezza della canzone italiana”, sottolinea Foa, auspicando che
il festival continui a “restare in contatto con la società”.
Nelle prossime settimane si comincerà a ragionare sull’edizione
2020: in Rai si respira un clima di grande soddisfazione per i
risultati, in particolare per l’allargamento del target giovane,
una delle mission di Salini che con Baglioni ha un rapporto di
stima e amicizia, confermato anche dalla cena di ieri sera a
Bordighera, dopo la maratona della serata finale. Per il futuro
– a quanto si apprende – in Rai si ragionerà sull’esigenza di
riportare all’interno dell’azienda l’organizzazione del
festival, evitando i possibili rischi di conflitti di interesse
– che l’azienda ha comunque escluso – anche per evitare
qualunque strumentalizzazione o imbarazzo per gli artisti
coinvolti. Un tema sollevato oggi dal consigliere Riccardo
Laganà, convinto che la sfida sia ora “valorizzare tutte le
professionalità Rai” e affrontare “in maniera più approfondita
il tema dei contratti e dei conflitti di interesse”.
Per l’edizione 2020, il settantesimo del festival, la
direttrice di Rai1 Teresa De Santis ha parlato a più riprese
della suggestione di un’edizione “corale”, un’ipotesi tutta da
costruire. Non si esclude il coinvolgimento di Baglioni nel
ruolo di direttore artistico o viceversa di conduttore, con un
direttore artistico di sua fiducia, né che il progetto veda in
pista i volti simbolo della tv pubblica, come Amadeus, Antonella
Clerici e lo stesso Carlo Conti, che a Sanremo ha già lasciato
il segno.