Ci sono attimi, brevi minuti, che in un film scorrono come un fiume potente in caduta libera e dove le parole non servono: in quella cascata libera la natura delle emozioni umani e quella della montagna convergono nello slancio universale che ci fa sentire il picco dell’estasi, la potenza della vita. È quello che proviamo quando Elio e Oliver, protagonisti di Chiamami col tuo nome, delicato e potente capolavoro di Luca Guadagnino, fuggono da ogni cosa e raggiungono un luogo nel quale la natura madre parla per loro.

Siamo in Valle Seriana, sotto le cascaste del fiume Serio, non lontani dalle sorgenti, a quasi duemila metri di quota. Qui si tocca il vertice poetico della storia sentimentale che lega un adolescente diciassettenne a uno studente universitario. Ambientata nel 1983, si tratta di una vicenda dal valore universale, come la forza della vita nell’acqua del fiume, una narrazione che spoglia di ogni ideologia il sentimento più grande e misterioso e lo illumina con la rugiada dell’eterno ciclo dell’acqua.