Da oggi i visitatori degli Uffizi troveranno un nuovo apparato didattico dedicato alle oltre 180 sculture greche e romane che, dalla fine del XVI secolo, abbelliscono i tre corridoi del secondo piano del complesso vasariano. Le nuove didascalie, montate su un supporto appositamente realizzato e concepite secondo standard che ne facilitano la lettura anche per i dislessici, consentiranno di conoscere nel dettaglio le vicende di queste opere e la loro importanza per l’archeologia e la storia della scultura classica.
“Con la scelta di tornare a battezzare gli Uffizi ‘Galleria delle Statue e delle Pitture’ – ha ricordato il direttore Eike.
Schmidt – ho inteso sottolineare il ruolo decisivo ricoperto dall’arte classica nella storia e nella fortuna di questo museo. Quando il complesso vasariano era stato appena ultimato, le prime opere d’arte che vi furono ospitate furono proprio le statue antiche della collezione di Cosimo I. Si può dire, senza timore di esagerare, che il ‘seme’ originario del museo come lo conosciamo oggi lo dobbiamo proprio a questo prezioso nucleo di antichità greche e romane, ritenuto dai Medici il vanto di tutte le loro raccolte. Per secoli i visitatori sono venuti agli Uffizi esclusivamente per ammirare la Venere dei Medici, l’Arrotino o il Cinghiale e fu grazie ad opere come queste che
gli Uffizi furono conosciuti in tutta Europa come la Galleria
delle Statue per antonomasia. Fornire questi marmi di un
adeguato apparato informativo è, dunque, un atto dovuto sia per
l’oggettiva importanza di quelle opere nella storia dell’arte
antica che per il loro ruolo nella genesi del museo”.
“I nuovi apparati informativi vanno a sostituire un
preesistente sistema improntato ad un’estrema sinteticità che
riportava solo il titolo dell’opera e la sua datazione – ha
detto Fabrizio Paolucci, responsabile della collezione di arte
classica delle Gallerie degli Uffizi -. Con i testi di commento
che, da oggi, saranno affiancati alle sculture, i visitatori
potranno conoscere il significato di iconografie talvolta
complesse, avranno informazioni precise su quanto di antico
quelle statue conservino e quanto, invece, si debba alla mano di
restauratori del Cinque e del Seicento, e potranno, così,
tornare ad apprezzare l’eccezionale importanza di una raccolta
che rischiava di essere considerata dal visitatore frettoloso
come un semplice arredo”.