Chiudere il gap di partecipazione sportiva tra uomini e donne puo’ contribuire, nel nostro Paese, all’aumento della crescita dell’1%. Secondo l’Ocse, infatti, un’implementazione della partecipazione femminile, soprattutto negli sport sport 1considerati piu’ maschili, cambia la cultura e la percezione di un Paese. E’ quanto esposto al Coni da Andrea Garnero, economista dell’Ocse, nel corso del convegno “Donne e Sport nell’Italia del futuro: senza barriere”. “Gli aspetti culturali sono spesso la barriera piu’ importante, che leggi e incentivi non sempre riescono a cambiare – spiega Garnero -. Nei Paesi Europei, secondo la Uefa, il tasso di occupazione sale in base al tesseramento nel calcio. Negli Stati Uniti, nel 1972 ci fu una riforma che obbligo’ tutte le scuole e i college che ricevono fondi federali a dare le stesse opportunita’ a ragazzi e a ragazze. La partecipazione sportiva e’ passata da 294mila del 1971 a 3.100.000 del 2011. Isolando tale partecipazione da altri fattori, il fare sport aumenta del 20% l’educazione femminile e del 40% il tasso di impiego delle donne tra i 25 e i 34 anni”. Un fattore, quello sportivo, che in Italia, dovrebbe essere sfruttato meglio. “Il nostro mondo, anche a livello dirigenziale, e’ sempre stato prettamente maschile – riconosce il presidente del Coni, Giovanni Malago’ -. Ho potuto sostenere la candidatura femminile nelle uniche situazioni in cui ero in condizioni di intervenire: con Fiona May, Alessandra Sensini e Valentina Turisini che sono entrate in Giunta Coni e nell’individuazione del dg del comitato promotore di Roma 2024, inizialmente Claudia Bugno e ora Diana Bianchedi. Sono molto felice di vedere, dal corso di management olimpico del Coni in poi, che c’e’ il nostro mondo attrae molto l’universo femminile. Essere donna pero’ non vuol dire automaticamente avere diritti nel nostro mondo e negli altri ambiti: bisogna avere coraggio, sottoporsi a dinamiche elettorali. In vista delle prossime tornate elettorali dobbiamo creare le premesse per una successione che contempli una forte competitivita’ delle figure femminili”. Il convegno ha ospitato numerose testimonianze di campionesse come Manuela Di Centa, Valentina Vezzali, Laura Coccia e Diana Bianchedi e raccolto i contributi dell’allenatore dell’Italvolley femminile, Marco Bonitta e del dg della Figc, Michele Uva.