“Per la maison Valentino, il rosso non e’ solo un colore. È un simbolo indelebile, un logo, un elemento iconico del brand, un valore. Si puo’ dire che Nessuno capisce il rosso come
Valentino”.
In una celebrazione a tutto tondo del rapporto della maison
italiana con questo colore, Valentino Rosso attinge a oltre
cinquant’anni da uno degli archivi della moda conservati piu’
metodicamente ,per un autorevole catalogo ragionato che presenta
oltre 180 dei capi di abbigliamento e degli accessori piu’
iconici della maison Valentino, dai leggendari abiti in seta e
dalle creazioni di Haute Couture in chiffon alle slingback
“Rockstud” in nappa e alle cinture con fibbia VLogo Signature e
finitura in ottone anticato. Il titolo del volume, che
ripercorre le varie epoche di Valentino Garavani fino
all’attuale direttore creativo, Pierpaolo Piccioli, illustra
l’impareggiabile legame della casa di moda con uno dei colori
piu’ passionali, seduttivi, potenti e culturalmente simbolici del
mondo.
Era la fine degli anni Cinquanta e Valentino Garavani era un
giovane studente attratto dal mondo della moda. Mentre stava per
assistere ad uno spettacolo all’Opera di Barcellona, resto’
folgorato dall’abito rosso di un’elegante signora seduta in un
palco. L’intensa nuance di colore conquisto’ Valentino,
convincendolo ad eleggere il rosso, cromia simbolo del suo
futuro marchio, fondato nel 1959. La particolare tonalita’ di
rosso, non paragonabile a nessun altra cromia simile, perche’ e’
un mix di corallo, lacca, cremisi, geranio, non ha mai smesso di
essere simbolo del brand Valentino. Ecco perche’ , oggi viene
celebrata con il nuovo volume realizzato in collaborazione con
la casa editrice di lusso Assouline. Il prezioso oggetto,
intitolato Rosso Valentino, narra l’evoluzione dell’iconico
colore rosso: dalle radici della maison fino alla visione
creativa di Pierpaolo Piccioli con l’ideazione concettuale del
suo colore distintivo, Valentino Pink PP.
Charlie Porter e’ un giornalista e curatore di testi, il cui
ultimo libro e’ What Artists Wear. Scrive per testate come
Financial Times, New York Times, Luncheon e i-D, e ha lavorato
per The Guardian, l’edizione britannica di GQ e Fantastic Man. È
stato un giurato per il Turner Prize, nel 2019, lo stesso anno
in cui ha curato la mostra di gruppo Palimpsest al Castello di
Lismore in Irlanda.