Lo sfogo dei pizzaioli napoletani: per vivere dobbiamo lavorare di sera
Il settore in ginocchio La categoria del food è tra le più penalizate dalle restrizioni: “II virus non corre soltanto nei nostri Ristoranti, disastro senza movida Lo sfogo dei pi^aiolì napoletani: per vivere dobbiamo lavorare di sei di Domenico Cicale- Quando parlano della loro arte, della gioia di impastare, sfornare e servire pizze, il loro tono di voce cambia. L’entusiasmo è evidente, l’emozione pure. Quando invece passano a commentare il calvario che stanno vivendo, di colpo si sentono pause, respiri, e il dolore sale. Inesorabile. I pizzaioli sono stanchi delle restrizioni. Sono stanchi delle riaperture a metà e delle mezze certezze. Con la Campania in zona gialla, le attività dei servizi di ristorazione – bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie – sono consentite dalle 5 fino alle ore 18; il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano lutti conviventi. E dopo 18 si procede con asporto e delivery. “Ma non ci il servigio ai tavoli ßno !8 equivale a mantenerci a malapena a galla. Molti clienti sono ‘ ! e disorientati. Eppure i nostri locali sono sicuri. Di certo più sicuri di una pia alle Poste”. Ad atTcnnarlo in coro sono Pasquale Télese (detto Paco L¡nus, presidente dell’associazione ‘La piccola Napoli’) assieme ai suoi colleghi e amici Massimo De Simone, Giuseppe Orefice, Tommaso D’Amoia e Gaetano Carponi, “Non capiamo perché questa fase dell ’emergenza stia penalizzando soltanto noi. !! Coronavirus è entralo audio nei e scuole eppure i ! Governo continua ad affermare che stare in à . . non è pericoloso”. A Napoli, si sa, la pizza è una pietanza prettamente ‘serale’. “E concedendoci l ‘ – tà di ospitare clienti soltanto di giorno, per pranzo, veniamo tagliati filon da tutto ciò che sono le abitudini dei napoletani. Per non parlare del mancato appor to dei turisti. Col settore fermo, molti nostri colleghi , soprattutto titolari e dipendenti di pizzerie e ristoranti del centro e delta zona dei Lungomare , hanno persino deciso non restare chiusi. Non vediamo futuro . E poi c’è il problema delle singole unità lavapiatti, camerieri – che con le aperture a metà non possono lavorare. Non se la passano meglio nelle altre regioni.