Un’ora di faccia a faccia a Palazzo Chigi tra il primo ministro e Berlusconi. Il M5S: «Uniamoci per votare sì a preferenze». Dem spaccati, la minoranza non vota in assemblea. Guerini: «Troveremo una sintesi». Boschi: «Siamo primo 2tranquilli, abbiamo i numeri»
Giornata dedicata alla legge elettorale, quella odierna, tra l’incontro Renzi-Berlusconi in mattinata e il voto dell’assemblea Pd sulla relazione del premier, passata con maggioranza assoluta, dopo l’uscita dall’aula della minoranza.
L’OK DELLA DIREZIONE
Parlando all’assemblea dei senatori, Renzi ha proposto «di stare sul testo del senatore Esposito (che con un emendamento recepisce l’intero accordo di maggioranza, ndr). Facendo così, in 48/72 ore arriveremmo all’approvazione della nuova legge elettorale». Alla prova dei voti i senatori della minoranza hanno deciso di non partecipare e così il via libera è arrivato senza “no”.
PD, TENSIONE SULL’ITALICUM
Sul fronte legge elettorale resta alta la tensione in casa Pd. La minoranza non molla. «L’impegno di Miguel Gotor e altre decine di senatori per un Parlamento scelto finalmente dai cittadini è coerente con quanto tutto il Pd, compreso Renzi, si è impegnato a fare davanti al Paese», spiega Gianni Cuperlo. In un post Renzi difende l’Italicum con cui «spariscono le liste bloccate». Guerini assicura: «Il Pd riuscirà a trovare una sintesi». Ma il bersaniano Miguel Gotor spiega: «Ormai non c’è alcuna trattativa» tra la minoranza Pd e i vertici del partito. E siamo in 29 senatori Pd a confermare la linea del no ai capilista bloccati. «Ormai la discussione è solo con Berlusconi».
BOSCHI: «I NUMERI CI SONO, SIAMO TRANQUILLI»
«I numeri ci sono, andiamo tranquilli in aula. L’importante ora è avere rapidamente, dopo 8 anni di attesa una buona legge elettorale». Lo ha detto in Senato il ministro Maria Elena Boschi ai giornalisti che gli chiedevano se l’Italicum avesse i numeri per essere approvato nonostante i 29 senatori del Pd che non lo voteranno. Ha anche spiegato di «augurarsi la compattezza del gruppo del Pd», ma in ogni caso sull’Italicum «c’è un accordo più ampio della maggioranza, anche perché abbiamo accolto le richieste dei partiti di opposizione, anche di M5S». E ha ribadito che «La scelta del Capo dello Stato è del tutto estranea» alla discussione sulla legge elettorale.
IL TENTATIVO DEL M5S
Il premier è protagonista sempre su Twitter di un botta e risposta con Giorgia Meloni. Mentre i grillini provano a entrare nella partita. «Oggi al Senato è un giorno cruciale. Uniamoci per votare sì alle preferenze e contro le liste bloccate», è l’appello lanciato dal deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli, che era tra i componenti della delegazione M5S al tavolo della trattativa con il Pd sulla legge elettorale.
«COLLE FUORI DALL’AGENDA»
A Palazzo Chigi è durato un ora il confronto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. «Non si è assolutamente parlato di Quirinale», ha spiegato a caldo il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini negando quindi che nell’incontro si sia affrontato il tema del futuro presidente della Repubblica. Si è parlato eccome, invece, di Italicum. Dice ancora Guerini: «Abbiamo ribadito a Forza Italia la nostra posizione che prevede il no alle liste boccate e un meccanismo con capilista e preferenze. Attendiamo una risposta da Forza Italia. Penso che i capilista rimarranno 100». «Voglio fare la legge elettorale con Berlusconi perché non voglio più governarci insieme» è quanto detto invece da Renzi all’assemblea del Pd.
GLI ALTRI APPUNTAMENTI
Nella delegazione di Forza Italia, insieme a Berlusconi, c’erano anche Denis Verdini e Gianni Letta. È stato un colloquio propedeutico ad una serie di altri impegni previsti per la giornata.
IL CDM SULL’ANTITERRORISMO
Nell’agenda del presidente del Consiglio anche un delicato Consiglio dei ministri, alle 13, con all’ordine del giorno le misure antiterrorismo e la riforma delle banche Popolari che agita i settori cattolici della maggioranza. Poi la partenza per il vertice di Davos. Alla Camera invece prosegue l’esame del ddl riforme, dopo che ieri è stato approvato l’articolo 1 che sancisce il superamento del bicameralismo paritario.

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