Riflettori puntati della ricerca sul fasolare, prelibato frutto di mare che presto si potrà acquistare pulito e pronto a cuocere, come le insalate in busta diventate ormai protagoniste nelle tavole, ma anche in sughi e salse. Si allarga il progetto promosso qualche anno fa dall’Associazione dei Produttori fasolari in collaborazione con Federcoopesca e sostenuto dal Ministero delle Politiche agricole, nato per fare conoscere il fasolaro ‘ready to eat’ che appartiene alla stessa famiglia della vongola verace e del lupino. Il Dipartimento di Fisica dell’Università di Parma, infatti, è entrato a far parte del progetto per sviluppare tutta la gamma pronta dei fasolari in chiave industriale, che vede come partner anche Eurofishmarket.
Nella prima fase di sperimentazione appena conclusa sono state sviluppate tre diverse tipologie di prodotto di fasolari: quelli abbattuti a -60°C, i precotti e un sugo per condimento.
Soddisfacenti le degustazione dal punto di vista sensoriale, ai quali però ad agosto saranno apportate alcune ulteriori modifiche suggerite dall’equipe dell’Università.
Il fasolaro non può essere allevato e deriva esclusivamente dalle attività di pesca per lo più nell’Alto Adriatico e nella
costa laziale nei fondali sabbiosi ad oltre 4-5 miglia dalla
costa, ad una profondità variabile tra i 10 e i 30 metri e quindi lontano da fonti di inquinamento terreste. La conchiglia
che lo racchiude può arrivare a misurare fino ad 8 centimetri
anche se comunemente si trovano esemplari più piccoli di 5, 6
centimetri. Aspetto rosso-bruno e gusto delicato delle carni
sono molto promettenti, ma questo frutto di mare a differenza di
altri, non ha ancora incontrato il successo che merita, per il
fatto che bisogna saperlo preparare altrimenti rischia di
risultare troppo duro.