Quattro milioni di famiglie sono a rischio povertà energetica, non in grado di riscaldarsi d ‘ inverno e rinfrescarsi d’estate con regolarità o di utilizzare gli elettrodomestici tutti i giorni. Parliamo di 9 milioni di persone in difficoltà, calcola la Cgia di Mestre ri elaborando i dati del Rapporto Oipe 2021, l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica dell’università di Padova. Numeri «allarmanti e sicuramente sottostimati», dice l’ufficio studi degli artigiani veneti, perché precedenti allo shock energetico. La situazione più critica è al Sud, con un quarto abbondante delle famiglie in questa situazione. In Campania i nuclei che usano sal tuariamente luce e gas sfiorano i 780 mila. Seguono Sicilia e Calabria. Nella fascia di rischio medio-basso (10-14% delle famiglie coinvolte) ci sono le Regioni del Centro e alcune del Nord. Nel Settentrione la percentuale più bassa (6-10% del totale). Non stupisce allora il comportamento selettivo sempre più diffuso tra gli italiani nei mercati e supermercati. Il caro energia ha contagiato anche il carrello della spesa con un +9,7% registrato da Istat in agosto, il dato più elevato da giugno 1984. Secondo Coldiretti un consumatore su due (51%) sta tagliando la spesa e il 18% ha abbassato la qualità degli acquisti. I discount registrano un boom di vendite (+9% nei primi sei mesi). Per Federconsumatori il consumo di carne e pesce sta diminuendo del 16% e in ogni caso si scelgono tagli e specie meno pregiate. I maxi rincari degli alimentari costeranno 794 euro in più quest’anno a famiglia. Il conto è stato aggiornato dal Codacons che registra non solo il caro latte (oltre 2 euro al litro), ma l’impennata dei prezzi di farina, rise olio di semi, burro, gelati, pollo, uova zucchero, acqua minerale. Il rialzo dei costi si è trasmesso «da campo alla tavola», spiega Coldiretti. poteva andare diversamente, «siccità e maltempo». Le perdite stimate per i raccolti quest’anno a 6 miliardi, il 10% della produzione Un’azienda agricola su dieci (il 13%) i «in una situazione critica, Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionali se non si interviene subito