II mito di Pulcinella nelle sue molteplici sfaccettature, che ben descrivono il bouquet vario di elementi, essenza del poliedrico carattere del popolo napoletano, in mostra fino al prossimo 30 aprile al Liceo dell’Arte e della Comunicazione “Giorgio de Chirico” di via Vittorio Veneto. “Pulcinella, mitografia di una maschera” è il titolo della mostra di sculture e disegni a cura del maestro Salvatore Nuzzo e con nota critica griffata invece da Carlo Roberto Sciascia. L’evento è stato inaugurato ieri alle ore 17 dal convegno “Le origini di Pulcinella”. L’interessante dibattito è andato in scena presso l’Auditorium del Liceo Artistico di Torre Annunziata. Presenti, tra gli altri, il sindaco del comune opiontino, Vincenzo Ascione, e l’assessore alla cultura Aldo Rug’g’iero. Intervenuti al convegno poi il dirigente scolastico del Liceo de Chirico, Felicio Izzo; il critico d’arte Carlo Roberto Sciascia; Vittorio Giorgi, console Onorario dell’Uzbekistan; il commediografo e regista Ignazio Panariello; l’artista Crescenzio D’Ambrosio e Maria Giulia Carbone (Presidente Fidapa Calazia di Maddaloni). Ospite d’onore ieri a Torre Annunziata anche Carmine Coppola, il cosiddetto ultimo erede de la “Maschera di Pulcinella”. «Salvatore Nuzzo – ha detto il critico d’arte Carlo Roberto Sciascia riferendosi alla mostra- non altera la forza del personaggio di Pulcinella, ma ne conserva la sua caratteristica più nobile e originaria; con maestria ne tratteggia il volto tra lo scanzonato e il meditabondo, sempre pronto a proporre una filosofia popolare quanto incisiva». La mostra sarà visitabile nella sala espositiva al piano terra del Liceo “de Chirico” da lunedì a venerdì (ore 9:00-19:00). Il sabato, invece, dalle ore 9 alle ore 14. «Nuzzo si confronta con la figura di Pulcinella – ha proseguito Sciascia – smaliziato e riflessivo ma non triste, innamorato e anche sfrontato, furbo ma credulone, filosofo ma pratico. L’iter che Nuzzo intraprende si dipana tra metamorfosi e trasfigurazioni, linguaggi accattivanti e tradizione per descrivere un uomo maschera irriducibilmente fedele a sé stesso. Salvatore Nuzzo si addentra in un discorso gestuale che racconta l’umanità dietro la maschera immutabile nel tempo; con i chiaroscuri nei disegni, con la movenza e il portamento nelle ceramiche, con la imperturbabilità dei cromatismi nei dipinti esalta l’eccezionale furbizia capace di risolvere i più disparati problemi in un inarrestabile desiderio di rivincita supportata da una inesauribile voglia di vivere; la sua vitalità appartiene a una categoria universale, comune a tutte le culture.