Accenno piccolo episodio del libro: Ci immettemmo in una via con tante cappelle monumentali, con sculture in basso rilievo e a tutto tondo che riproducevano i volti dei defunti. A un tratto, ci fermammo e da lontano vidi un gran
signore vestito di nero con il cappello e gli occhiali scuri; era veramente Totò, le gambe mi tremavano dall’emozione e anche dalla paura. Alfonso mi prese il braccio e mi tirò verso la cappella del principe. Totò si girò e con disappunto rimproverò Alfonso e rivolto a lui disse: come ti devo far capire che non devi dire a nessuno della mia presenza qui? Alfonso gli rispose: “Principe il mio amico di scuola si chiama come voi, Antonio, ed io gli ho voluto fare un regalo, lui è un vero amico e mi vuole bene”. Totò si rivolse a me dicendomi: ”vieni avanti, è vero che ti chiami come me? Io risposi tremando: “Si Principe”.”Ora devi far finta che hai visto un fantasma e non lo devi dire a nessuno!” Mi diede uno scappellotto dicendo ”Guagliù, jatevenne e non fate gli scugnizzi”. Ricordo ancora quel giorno come fosse ieri.
 
Antonio Morgese e Liliana de Curtis sono amici di lungo corso e queste modeste righe le
avrebbe certamente scritte lei se l’ingrato scorrere degli anni non avesse appesantito la
sua vista.
Antonio ha omaggiato spesso mio nonno con sue opere ed a lui come a tutti coloro che lo
amano e ne tengono vivo il ricordo, del grande artista come dell’anima bella che era ,
sono grata.
Elena Anticoli de Curtis
(piccolo stralcio della dedica di Elena)