A cura di Teresa Lucianelli:

“Basta c’a munnezza, Napoli deve vivere!”Foto e post diffusi sui social per sensibilizzare gli abitanti a tenere pulite strade e piazze, con slogan di sicuro impatto e auguri di buona giornata e di una notte da passare serenamente con la coscienza a posto, certi di avere contribuito ciascuno a rendere più vivibile il territorio, segnalando quartiere per quartiere i rifiuti abbandonati in maniera selvaggia.
“Operazione Napoli Città Pulita” è un efficace progetto che nasce con il preciso obiettivo di far riemergere dall’abbandono e da una mentalità avvilentemente passiva di fronte alla “cosa e agli spazi pubblici” la città partenopea, considerata tra le più belle al Mondo, ricca di storia e di antichissime tradizioni artistiche, culturali, scientifiche e di un patrimonio culinario – conosciuto e apprezzato ovunque come vincente nel gusto e sano – “liberandola dai rifiuti che continuano a sommergere e a mortificare il suo inestimabile valore”.

È la fotografia con il suo potere di denunzia e sollecitazione all’operatività e al riscatto, la colonna portante del vasto programma di attività in essere, concretizzato dallo scorso ottobre sulla base di una progettualità a lungo discussa. Vi partecipano attivamente le associazioni che promuovono il progetto “Operazione Napoli città pulita” che mirano a contribuire allo sviluppo della coscienza civica, iniziando dalle “passeggiate ecologiche, storiche ed artistico-architettoniche, nei meravigliosi luoghi di Napoli insozzati e deturpati, fino a renderli indecenti, dal comportamento irresponsabile di una parte della cittadinanza”.
La serie di incontri, tuttora in atto, è iniziata in maniera cadenzata ai primi di settembre 2021. A monte, un’attività ultradecennale che ha visto i principali soggetti più volte in prima linea nel sociale cittadino.

In particolare, la fotografia rappresenta un efficace mezzo di rivolta ai fini di un concreto mutamento, perché riesce a sollecitare i soggetti coinvolti a riflettere sulle tematiche affrontate e sui modi per produrre cambiamenti. In questo caso, parliamo di un mutamento essenziale e indispensabile per la vivibilità e la salute della collettività” – spiega Raffaele Federico, deus ex machina di “Operazione Napoli Città Pulita” e personaggio poliedrico impegnato a favore dell’ambiente e a tutela del benessere dell’individuo, cultore della Napoletanità, con specializzazioni e quarantennale esperienza nel campo specifico della salute.
Ovvero “la fotografia come arma di rivoluzione” ed essa stessa creatrice e generatrice di rivoluzioni, perché possiede la forza di smuovere le masse giacché è capace di “fermare tutti quegli attimi che sono in grado di accendere una miccia nel nostro cervello”.

Sulla scia della militanza nella fotografia sociale tenuta ufficialmente a battesimo da Lewis Hine, il cui intento principale era quello di raccontare, attraverso i suoi scatti, storie che non si riuscivano a descrivere facilmente a parole e perciò non venivano prese nella dovuta considerazione, di frequente trascurate per diverse motivazioni. Una nuova visione della fotografia, requisito fondamentale nella ricerca di una verità e di un’obiettività, mediante l’uso dell’immagine soprattutto riguardo le realtà sociali e critiche, che spesso si preferisce ignorare. Attraverso essa, gli osservatori sono stimolati ad iniziare un cambiamento sociale.
E pure sull’esempio di Gianni Berengo Gardin, fotoreporter e fotografo dall’impostazione stacanovista e vocazione sociale, motivato da una forte volontà di documentare riportando nei suoi scatti quello che i suoi occhi catturavano dalla realtà circostante, in un approccio autentico e verista. Immenso il patrimonio culturale che ha lasciato, costituito oltre un milione e mezzo di fotografie e un impegno d’eccezione in più di 250 volumi specifici, nei quali ha spaziato eccellentemente dalla vita quotidiana a momenti “rubati”, oltre che ad architettura e paesaggi.

Il primo incontro delle associazioni che hanno costituito il progetto oncp-operazione Napoli città pulita, si è tenuto in Piazza Bellini – ricorda Raffaele Federico – Si è discusso ed approvato il programma guida con 27 punti da realizzare.

Il secondo, a Castello dell’Ovo, tra i massimi simboli della città, nel luogo forse più bello e rappresentativo, meta turistica internazionale, ma sommerso di rifiuti”.
Nell’occasione, è stata curata dal dott. Antonio Vitale una interessante visita guidata ed effettuata una simbolica raccolta di rifiuti.

In ottobre, poi, a Piazza Carlo lll, dominata dalla mole del Real Albergo dei Poveri, edificio con i suoi oltre 100mila metri quadrati, tra i più grandi d’Europa; i cui lavori furono affidati nel 1751 a Ferdinando Fuga, per volere del re Carlo III di Borbone al fine di ospitare tutti i poveri del Regno di Napoli, ovvero per offrire ai cittadini bisognosi e ai senzatetto ricovero e assistenza. Un sito specificamente scelto in quanto maggiormente rappresenta l’involuzione della società nei riguardi del rispetto dell’arte, della natura e della dignità umana.
In quell’occasione, al Caffè Vanvitelli, i rappresentanti delle associazioni aderenti sono intervenuti sulle molteplici funzioni che Palazzo Fuga ha avuto nella sua storia. Ne è scaturito “un confronto sulla grande umanità che ha contraddistinto la classe dirigente dell’epoca con il pressapochismo e l’incapacità delle attuali politiche sociali, sorde e cieche nei confronti della popolazione sofferente”.
È stato ricordato che nei secoli la struttura è stata adibita all’accoglienza e all’istruzione di orfani e indigenti, istituto di musica, carcere, scuola per sordomuti, centro educativo per minori.
“In questo luogo, due secoli fa, si restituiva dignità e sicurezza ai diseredati; una famiglia agli esclusi, ai senza tetto una casa, e ai giovani si insegnava un lavoro con cui vivere. Proprio per questi suoi usi umanitari, il progetto Operazione Napoli Città Pulita ha considerato questo luogo il più pertinente, dove iniziare il lungo percorso per liberare Napoli dalla sporcizia fisica e dalla miseria morale che da troppo tempo la sta devastando, a dispetto della sua luminosa storia e degli immensi tesori che custodisce” – sottolinea Raffaele Federico.
“Nonostante la storia ci racconti che al suo tempo la struttura fu utilizzata per scopo solidale, accogliente e altruista, durante gli anni del progresso tecnologico e dello sviluppo economico si sono dimenticati i valori della solidarietà e del rispetto della persona. Per questo Napoli ha estremo bisogno di liberarsi dal fango dal quale è stata sommersa, per l’incuria e per la superficialità della sua classe dirigente. Pare che Il popolo nel contempo stia rapidamente acquisendo consapevolezza del grande valore della città” – aggiunge.
“È stato fatto il punto sui primi risultati e affermata la forte determinazione di proseguire approfondendo la problematica dei senza tetto, che più di un secolo fa erano ospitati dignitosamente nel palazzo Fuga, mentre l’attuale società li lascia nell’indifferenza nei loro giacigli all’aperto e alle intemperie, tra rifiuti e i loro stessi escrementi”.
È seguita la visita alla piazza, ai giardini devastati e ricolmi di rifiuti, al Palazzo Fuga circondato da aiuole con cespugli selvatici che accolgono i senza tetto, tra rifiuti di ogni genere.
Il tutto documentato da un attento reportage fotografico, com’è stato puntualmente fatto negli altri incontri organizzati con impegno e determinazione, nei quartieri centrali e collinari che continuano a susseguirsi.

Ancora, in Piazza Dante, con l’intervento della dott.sa Maria Frattini, sulla architettura della piazza e in particolare sull’orologio, unico in Europa, posto sulla parte alta del Convitto V. Emanuele. Di lì, un gruppo costituito da volontari delle associazioni, si è diretto nella pignasecca per un Safari fotografico, “alla ricerca della monnezza ferocemente sparsa in quelle strade meravigliose e accatastata all’ingresso dell ospedale dei Pellegrini”.
Incontro successivo alla Villa Comunale e al Parco della Rimembranza dove, dopo una breve disquisizione storica del dott. Vitale, si è proceduto a realizzare.un servizio fotografico.

Altro appuntamento, alla Galleria Umberto I e alla Galleria Principe di Napoli, nei pressi del Museo Nazionale, “eletta a centro accoglienza per senzatetto di Napoli. Quest’ultima, si è rivelata un luogo di vera sofferenza, freddo e umido, che potrebbe ricordare l’era pre-legge Basaglia: poveri esseri umani distesi su cartoni messi a terra, sotto il colonnato invaso dal nauseante odore dei loro escrememti ed urine. Là svolgono la loro vita sotto gli occhi distratti di chi percorre quelle strade; sotto gli sguardi allibiti di comitive di turisti che porteranno nei loro cuori e nelle loro foto il dolore percepito”.

“Poi, la visita a Piazza Cavour, con aiuole aride e colme di rifiuti di ogni genere. Dove le scalette sono urinatoi, i giardini a ridosso dell’ex ufficio postale, murato a proposito, sono stati occupati da poveri senza tetto, e intorno rifiuti ed escrementi. Il tutto a breve distanza dal parco giochi per bambini e dalle stazioni della prima e seconda metropolitana. Di fronte a scuole, sezione Asia, Direzione cultura del Comune di Napoli.

“Ma ‘la vetta’ si raggiunge a Piazza Garibaldi, ‘biglietto da visita della città’, praticamente devastata. Ovunque sporcizia, rifiuti urbani e ingombranti, escrementi e urine a ogni passo, poveri esseri umani ridotti in uno stato inverosimile” – denuncia con forza Raffaele Federico, che annuncia nuove iniziative in cantiere, dedicate alla vivibilità cittadina è in difesa degli emarginati, “invisibili” per i tanti che non vogliono vedere né sapere.
A breve, altri incontri e safari fotografici a tutela della dignità di Napoli e iniziative per i senza fissa dimora a cura delle Associazioni dei volontari militanti di “Operazione Napoli Città Pulita”.

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