I matrimoni programmati da qui a dicembre si faranno, oppure saranno vietati per assembramento? E
le spose che avevano fissato la data delle nozze per i prossimi
mesi devono mettere in conto di andare all’altare eventualmente
con la mascherina, che rimarrà per sempre negli album come
ricordo dell’incubo del contagio da Coronavirus? Il tema è serio
visto che il giro dei matrimoni in Italia è un business di circa
40 miliardi di euro l’anno, tra abiti, arredi, bomboniere,
addobbi floreali, parrucchieri, truccatori, fotografi, auto a
noleggio, eccetera. Intanto si apprende che la fiera per le
spose a Milano è stata prudentemente rimandata a settembre, ma
tra i singoli addetti ai lavori, in molti si chiedono cosa fare
da qui a sei mesi per non chiudere l’attività.
Come lo stilista napoletano Gianni Molaro che “a partire dal
mese di aprile fino a dicembre, aveva 200 matrimoni su cui
lavorare per gli abiti, tutti ora drammaticamente in sospeso”.
“Fino a fine anno -spiega Molaro – avevo in programma di
realizzare gli abiti da sposa e da cerimonia di circa 200
matrimoni. Con il Coronavirus sono saltate le nozze di aprile e
di maggio. Ma le spose che avevano programmato i matrimoni per
giugno, luglio e agosto sono ancora nel limbo. Non sanno cosa
fare. Possibile che con un settore vitale per l’economia come
quello dei matrimoni, finora non sono stati fatti provvedimenti
da parte del Governo?”
Gianni Molaro è uno stilista iconico per le spose del sud, e
non solo, dal momento che da sette anni è presente con i suoi
tutorial sugli abiti nuziali su Rai2 nel programma televisivo
Detto Fatto. “Il governo sta progettando la ripartenza di alcune
produzioni – incalza Molaro- ma dovrebbe anche trovare soluzioni
adesso, dare linee guida, per permettere alle coppie di sposarsi
anche tra qualche mese”. “Io voglio solo ricordare che i
mobilifici, nell’anno 2018, hanno fatturato 7,5 miliardi, di cui
4 miliardi in Italia, ma va considerato che il 90%
dell’arredamento viene acquistato da future coppie di sposi.
Sempre nel 2018 – prosegue – i fiorai italiani hanno fatturato 5
miliardi, provenienti per la maggior parte dai 196mila matrimoni
celebrati. Ma non solo, i matrimoni da sempre rappresentano un
indotto a cui collaborano numerose altre maestranze. Esistono
700 aziende italiane, tra piccole e medie, che producono
bomboniere, con circa 6000 punti vendita sparsi su tutto il
territorio nazionale, con un fatturato di circa 800 milioni di
euro, con un’occupazione a circa 30mila persone. Mentre i
fotografi fatturano, ogni anno, circa 400 milioni di euro,
unicamente grazie al settore wedding”. “Attorno ai fiori
d’arancio, in Italia, girano decine e decine di miliardi di euro
e centinaia di lavoratori. Basti pensare all’edilizia con
idraulici, elettricisti, fabbri , falegnami, imbianchini, e
l’intera filiera di produzione delle materie prime. E i viaggi
di nozze? – chiede lo stilista – sono bloccati ma si potrebbero
veicolare, in buona parte, nel nostro paese. E potremmo aiutare
il settore turistico per quest’anno”.
“O ancora, vogliamo parlare del comparto gioielleria? –
continua lo stilista – ci sono poi estetisti e parrucchieri, che
fatturano in gran parte per i matrimoni. Aggiungo infine tutti
coloro che si occupano di noleggio autovetture, stampa delle
partecipazioni, musica per l’intrattenimento, società di
animazione, e infine, ma non ultimo, il mondo della moda
cerimonia, che in Italia ha svariati miliardi di fatturato. Poi
ci siamo noi, produttori di abiti da sposa e cerimonia –
conclude Molaro – che al Governo chiediamo solo direttive certe
per coloro che sono in procinto di sposarsi e per tutti gli
operatori del comparto”.