“Noi cosi’ finiamo tutti per strada. Dobbiamo ancora pagare le forniture della scorsa stagione ma
intanto non abbiamo guadagnato. E non ci vengano a parlare di
ristori, secondo lei un negozio a Chiaia cosa ci fa con duemila
euro?”.  dopo Pasqua e’ il giorno dello sfogo per i
negozianti di Napoli, come Salvatore Amente, nel suo negozio in
via Carlo Poerio. Hanno riaperto in centinaia per protesta,
senza servire i clienti ma stando nei negozi per testimoniare un
disagio ormai insostenibile.
La protesta e’ iniziata stamattina esponendo slip in vetrina per
ironizzare sui negozi di intimo aperti, ed e’ aumentata nel giro
di poche ore, con tante saracinesche che si alzavano man mano,
allargando il fronte che proseguira’ a oltranza nei prossimi
giorni, mentre domani un ampio gruppo di commercianti sara’ in
Piazza del Plebiscito, davanti alla Prefettura. “Sabato – spiega
Roberta Bacarelli di Federmoda, aderente a Confcommercio – c’e’
stata una riunione di tutti i dirigenti di Napoli e provincia e
abbiamo deciso insieme questa apertura perche’ ci sembra assurdo
che se vendi mutande puoi stare aperto e centinaia di noi siamo
chiusi. In un anno siamo stati chiusi cinque mesi, non possiamo
piu’ reggere. Sono aperti negozi di fiori, ottici, pc,
giocattoli, come se noi vendessimo cose superflue e i giocattoli
fossero necessari. Ci sembra una cosa da pazzi”. I negozianti
ricordano gli affitti molto cari che non riescono piu’ a pagare:
“In molti – spiega Bacarelli – hanno avuto un 20% di sconto ma a
fronte di un anno di merce non venduta non e’ nulla. Abbiamo
tutti i magazzini pieni di merce che abbiamo gia’ pagato e non
venduto o che dovremo ora pagare”. Domani al Plebiscito,
Confesercenti potera’ 15 croci, simbolo della disperazione di
ciascun settore commerciale, ormai alla resa a causa della
pandemia e del sostegno scarso.
“Speravamo – aggiunge Amente – che avremmo aperto qualche
giorno a Pasqua per pagare qualche bolletta, ma il signor De
Luca e il signor Speranza e il signor Draghi hanno ritenuto
opportuno tenerci chiusi. Ci sono nove Regioni che possono
andare in arancione, ma De Luca vuole che noi restiamo sempre
rossi, perche’ ci vuole punire, e’ uno sceriffo e se lo sta
meritando in pieno”. La rabbia e’ tanta e i negozi hanno aperto
al Vomero, a Chiaia, in Corso Umberto, in via Toledo.
Saracinesche alzate ma niente accoglienza dei clienti: “Per la
primavera – spiega Bacarelli – abbiamo preso meno merce ma
comunque abbiamo dovuto comprare. E si compra sei mesi prima,
nessuno di noi pensava che ad aprile stessimo cosi’ , chiusi.
Finora 5000 negozi hanno gia’ chiuso in Campania e molti altri
non ce la faranno. Siamo i nuovi poveri”.
In alcuni esercizi e’ arrivata la polizia, come da Yellow,
galleria di quadri e fotografie. “Dall’8 marzo siamo di nuovo
chiusi e abbiamo deciso di aprire per unirci alla protesta, c’e’
grande discriminazione a svantaggio dell’abbigliamento e altre
categorie, non siamo in lockdown, tutti sono aperti tranne
alcune categorie – spiega Ugo Romano, il titolare -Stamattina e’
venuta la polizia amministrativa in maniera anche dura, si sono
lanciati nel negozio chiedendomi perche’ la porta era aperta. Io
sono a casa mia e la porta la tengo aperta quanto mi pare, cosa
diversa se avesse trovato un cliente ma non c’era. Si sono
lanciati come se mi avessero trovato a rubare a casa mia”.