continua a subire gli effetti della crisi economica, collocandosi tra le Regioni più povere d’Italia, seconda solo alla Calabria. È questo il quadro emerso dal Rapporto regionale sulle povertà realizzato congiuntamente dalla Caritas della regione 1Campania e dall’arcidiocesi di Napoli: i dati, resi pubblici dal coordinatore della ricerca, Ciro Grassini, mostrano il ruolo di fanalino di coda della regione partenopea, che si colloca tra le regioni più povere d’Italia con un Pil pro capite che nel 2013 si è fermato a 16.369 euro annui, oltre 9.000 euro in meno rispetto ai 25.713 che si registrano a livello nazionale, sebbene non molto distante dai 17.416 euro annui del Mezzogiorno. La ricerca dell’organismo pastorale della Cei per la promozione della carità fa riferimento al 2013 ed è stata realizzata aggregando i dati provenienti da 16 diocesi e le circa 11mila richieste pervenute ai Centri di ascolto Caritas, che negli ultimi mesi hanno registrato un netto incremento del bacino di utenza, passato dal 38% al 60% del 2013.
A rivolgersi ai Centri di ascolto sono soprattutto gli uomini di età compresa tra i 45 e 54 anni espulsi dal mercato del lavoro. Padri di famiglia, ma anche non coniugati tenuti a vivere con familiari e parenti per far fronte alle molteplici difficoltà economiche, anziani, persone prive di una fissa dimora, disoccupati e persone con un titolo di studio corrispondente alla licenza media. Tutte accomunate dall’esigenza di accedere a beni e prestazioni di carattere materiale quali il cibo e i servizi essenziali. Un dato allarmante, che ha tra le sue cause principali l’assenza di occupazione, come conferma lo stesso studio condotto da Grassini, dal quale si evidenzia che appena il 39% della popolazione campana dispone di un impiego, a fronte del 42% del Sud e del 55,6% che si registra nel resto del Paese. A farne maggiormente le spese sono le donne, il cui tasso di occupazione si ferma al 28,4% rispetto al 51,5% degli uomini.
Sulla questione è intervenuto anche l’Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe che, in occasione della presentazione dello studio condotto da Grassini, ha sottolineato la necessità di una reale e definitiva presa di coscienza dell’emergenza povertà da parte delle istituzioni, alle quali ha rivolto l’appello «a compiere il proprio dovere e a tenere conto, in ogni tipo di programmazione, di chi ha maggiormente bisogno, i poveri tra i poveri».
«La Chiesa non può supplire alle deficienze delle Istituzioni che non sempre hanno la preoccupazione di realizzare una politica per le fasce più deboli – ha proseguito l’alto prelato – È mio dovere morale come vescovo e cittadino continuare a farli, ma le istituzioni a volte dimenticano chi vive in condizioni di abbandono totale e la Chiesa anche volendo, da sola, non avrebbe le possibilità materiali per affrontare l’emergenza povertà che cresce sempre di più».

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