“Se ci sono le condizioni è importante finire il campionato, giocando anche in piena
estate”. Le parole del tecnico della Roma, Paulo Fonseca,
rispecchiano l’auspicio della maggior parte dei protagonisti del
mondo del calcio, che si scontra però con l’enorme interrogativo
di quando arriverà il via libera per ripartire. Scontato che, se
si ricomincerà a giocare, lo si farà almeno a porte chiuse, la
Figc e le Leghe sono impegnate a tracciare ipotetici calendari e
a stendere protocolli di sicurezza.
Timori per le minacce della Uefa a parte, e scontata la
voglia che l’incubo finisca presto per tutti, la spinta maggiore
a non mollare viene dallo stato dei bilanci dei club, mai così
vicini ad un definitivo collasso. Anche nella ricca Bundesliga i
grafici finanziari tendono al rosso acceso e per questo la lega
nazionale Dfl ha stabilito, governo permettendo, di tornare in
campo, a porte chiuse, nel primo o nel secondo fine settimana di
maggio. La Serie A sarebbe contenta di ripartire a maggio
inoltrato o a giugno e andare avanti a tappe forzate per
completare la stagione, incassare i diritti tv e concludere, per
i club interessati, il cammino nelle coppe.
Al momento si può però solo immaginare un percorso
verosimile, con data da scrivere,per la ripartenza: una prima
settimana per i controlli medici su giocatori positivi e
negativi, una seconda di allenamenti individuali o a piccoli
gruppi, una terza e quarta per la ‘preparazione’. “Stanno
lavorando a casa, basteranno due settimane per essere pronti”,
assicura Fonseca sui giocatori. Al lavoro sui protocolli per la
ripresa c’è la commissione medica della Federcalcio, presieduta
dal professor Zeppilli. Il gruppo di lavoro, al quale è stata
aggiunta la collaborazione degli infettivologi del Gemelli
Roberto Cauda e Massimo Fantoni e del consulente del ministro
Speranza Walter Ricciardi, stilerà un programma per l’eventuale
ritorno in campo che sarà una linea guida per i singoli club. Il
presidente Figc, Gabriele Gravina, ne ha parlato con il ministro
Spadafora nella conference call di giovedì scorso. E se è presto
per capire quando si avvierà la fase2 anche per il calcio, resta
da capire se il decreto del Governo per la ripartenza conterrà
paletti precisi per la sicurezza dei lavoratori. In Figc non
c’e’ alcun progetto di Safe Zone, ma Gravina non ha potuto
escludere in alcuni casi l’ipotesi di campo neutro, dato che
comunque il pubblico non ci sarà.
E probabilmente gli spalti resteranno vuoti a lungo. Dalla
Spagna arriva l’avvertimento di un infettivologo che lavora in
prima linea: “Non aprite il Camp Nou prima dell’autunno, uno
stadio è una potenziale polveriera”, dice Oriol Mijà,
ricercatore ospedaliero in Catalogna, che insiste sul
mantenimento delle misure di distanza sociale. “Finchè non
avremo vaccino o cure mediche certificate -sottolinea – la
priorità è evitare la ripartenza della pandemia”.
Sullo sfondo resta sempre il tema del taglio degli stipendi,
ma il n.1 dell’Aic, Damiano Tommasi, non vuol mettere il carro
davanti ai buoi: “Sospensione e cancellazione sono cose diverse
e ci sarà tempo e modo per un accordo a seconda di come va il
campionato – afferma -. Il grande tema è proprio quello. Sarà il
comitato scientifico a dire se si può continuare e, se sì, in
consiglio Figc capiremo come e cosa fare”.