“I pizzaioli napoletani sono pronti a scendere in campo nuovamente, come hanno fatto per il riconoscimento della loro arte nel patrimonio immateriale dell’Unesco, per aprire un Museo della pizza qui a Napoli, nella vera patria di uno dei cibi più amati e consumati al Mondo per evitare appropriazioni indebite e operazioni di speculazioni selvagge su uno dei prodotti storici della nostra terra”.
Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che, questa mattina, era nella Casa della pizza in via Tribunali, insieme ad alcuni dei rappresentanti delle famiglie storiche di pizzaioli napoletani, tra cui Gino Sorbillo, Enzo Coccia, Alessandro Condurro e Antonio Starita, per sostenere la loro battaglia, anche con cartelli che invitavano gli americani “a fare il “Museo dell’hamburgher”, scritto alla napoletana, anche se, a dirla tutta, pure l’hamburger non è nato in America. I pizzaioli napoletani hanno già deciso di finanziare la realizzazione di un sito dove ospitare un museo che potrebbe diventare anche itinerante visto che la gran parte delle pizzerie napoletane sono già di per sé piccoli musei territoriali di memoria e tradizione cittadina. L’obiettivo non è impedire l’apertura del museo in America ma di far sapere al mondo che la tradizione e la cultura della pizza sono nate a Napoli”.
“La Regione farà sicuramente la sua parte, come nel lungo lavoro per ottenere il riconoscimento dell’arte dei pizzaioli napoletani nel patrimonio immateriale dell’Unesco, perché è importante difendere una tradizione culinaria e culturale come quella della pizza che rappresenta anche un’importante fonte economica e un marchio importante per i napoletani” ha aggiunto Borrelli per il quale “è chiaro che tutti possono decidere di aprire un Museo, ma sarebbe necessario che ci fossero basi culturali sulle quali fondarlo, e poi quello che è stato annunciato a New York sembra una mera speculazione senza alcuna base storica o scientifica, a partire dai 35 dollari del biglietto d’ingresso con i quali a Napoli si possono comprare una decina di pizze o visitare diversi siti museali”.
“A New York facessero il Museo dell’hamburger e lasciassero in pace la pizza che ha in Napoli e nei napoletani la sua culla originaria e non ha nulla a che fare con quella che si vende negli Stati Uniti, a meno che non sia quella preparata da napoletani che hanno deciso di investire nel nuovo Mondo” ha aggiunto Gino Sorbillo, certo che “intorno al Museo della pizza a Napoli si possa trovare il pieno accordo tra Istituzioni e associazioni di categoria per arrivare, in tempi brevi, alla sua realizzazione”.
“Ci sarà una sottoscrizione popolare – spiega Gianni Simioli conduttore della Radiazza su Radio Marte – di cittadini e pizzaioli per realizzare un nostro museo e fare una operazione verità. Così come i nostri pizzaioli hanno invaso il mercato americano con la loro qualità faremo lo stesso con il racconto della vera storia della pizza napoletana”.