Allungare ulteriormente i tempi della validita’ del tampone ai fini del green pass puo’ essere
“rischioso”, dal momento che il tampone attesta l’assenza di
infezione da SarsCoV2 nel momento dell’esecuzione e non esclude
l’insorgere della positivita’ in un momento successivo. Passare
da 48 a 72 ore di validita’ “accresce dunque il rischio”.
Virologi ed esperti esprimono forti perplessita’ rispetto alla
nuova norma prevista dal decreto green pass varato ieri dal
Consiglio dei ministri, e attendono in merito una pronuncia del
Comitato tecnico scientifico Cts. E sempre il Cts, ha annunciato
il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, si esprimera’ anche
rispetto all’utilizzo dei test salivari per il green pass.
Sull’utilizzo dei tamponi salivari per il Green Pass, ha
spiegato Costa, “il governo ha preso un impegno preciso
approvando un ordine del giorno una settimana fa, ma servono
evidenze scientifiche. A questo proposito abbiamo chiesto al Cts
di esprimersi in maniera chiara. Se il Cts e le evidenze
scientifiche ci diranno che il tampone salivare offre
sufficienti garanzie da poterlo introdurre come requisito nel
Green Pass, per noi si tratterebbe di avere uno strumento in
piu’ “.
In merito alle 72 ore di validita’ dei tamponi molecolari,
invece, e’ netto il giudizio di Walter Ricciardi, consigliere del
ministro della Salute: “Sono molto perplesso su questo
allungamento perche’ di fatto il tampone e’ una misura puntuale.
Lasciare troppo spazio tra l’esito del tampone e la validita’ del
tampone espone a rischi, per cui io sarei piuttosto prudente.
Pero’ questa e’ una risposta che dara’ il Cts”. Ed ancora: “Col
passare del tempo – sostiene Ricciardi – l’attribuzione del
green pass col tampone dovrebbe cessare”. Cio’ perche’ , chiarisce,
“quello che succede con il green pass dato solo alle persone
vaccinate o guarite e’ la certezza assoluta che all’interno di un
ambiente non c’e’ la possibilita’ di infezione”. Una necessita’ ,
secondo Ricciardi, dettata dal sempre maggiore diffondersi della
variante Delta, che “e’ completamente diversa e con una carica
virale mille volte superiore rispetto a quella originale del
virus di Wuhan, per cui se c’e’ un soggetto infetto all’interno
di un ambiente la certezza dell’infezione e’ praticamente
assodata e il rischio e’ di oltre il 60%”. Critico anche il
presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta che giudica
la validita’ del tampone molecolare gia’ fissata a 48 ore come “un
accettabile compromesso scientifico” ma a 72 ore, afferma, “e’ un
rischioso compromesso politico”. Il tampone, sottolinea, “e’ uno
strumento diagnostico che serve a confermare o meno la
positivita’ a Sars-CoV-2 al momento della sua esecuzione. Gia’ il
fatto di considerarlo valido per 48 ore ai fini del rilascio del
Green pass era certamente il risultato di un compromesso fra
politica e scienza, ma un’ulteriore estensione temporale, valida
per il solo test molecolare, e’ rischiosa per due ragioni”. Da un
lato, chiarisce, “il fatto di essere negativo al tampone in un
determinato giorno non esclude che ci si possa positivizzare nei
due, che ora diventerebbero 3, giorni successivi, e in possesso
di Green pass il rischio di avere piu’ contatti sociali con
conseguente trasmissione del contagio aumenta; dall’altro,
potrebbe scoraggiare ulteriormente le persone indecise nei
confronti della vaccinazione”. Resta il fatto, comunque,
precisa, “che il Green pass si puo’ ottenere sia con l’esecuzione
di un tampone rapido che di uno molecolare”. Mette in guardia
dai rischi anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Universita’
di Milano, rilevando come i test non possono essere considerati
del tutto affidabili: “Ci sono due tipologie di test diversi –
dice – e sappiamo ormai che i test rapidi hanno qualche difetto
di sensibilita’ nell’individuare positivi, mentre i molecolari
hanno performance migliori e sono piu’ affidabili. Ma, anche con
questi, c’e’ un certo rischio di falsi negativi rispetto a chi e’
in una fase di incubazione della malattia”.