Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna ha scritto al ministero
della Giustizia “chiedendo risposte formali, per fugare ogni
incertezza del diritto nell’attuale scenario pandemico, su un
ulteriore differimento del voto per il rinnovo del consiglio
nazionale e dei consigli regionali della categoria da lui
presieduta”. Lo spiega una nota dell’Ordine.
“Sembra evidente a tutti – si legge – che ad aprile non si
potra’ votare. Lo indica con chiarezza il decreto legge 25/2021
nelle premesse al rinvio di una serie di appuntamenti
elettorali. È invece dubbio se la normativa sia immediatamente
applicabile agli Ordini professionali e in particolare al
nostro. Ieri e’ partita una terza lettera (per conoscenza inviata
stavolta anche alla presidenza del Consiglio) che sollecita
chiarimenti e l’intervento del ministero vigilante, uno di
quelli – diversamente per esempio dal ministero della Salute –
dove c’e’ stato recentemente il cambio del responsabile del
dicastero. Entro certi limiti i ritardi possono pertanto essere
comprensibili. Ma con o senza risposte entro venerdi’ si dovra’
decidere non il da farsi – perche’ votare non si puo’ – ma come
procedere visto che i nostri organismi (non solo il Nazionale ma
anche la stragrande maggioranza dei Regionali) sono gia’ in
prorogatio”. “È questo – argomenta Verna – il nodo. Qualora continuino a
mancare dal ministero della Giustizia risposte formali, ecco lo
scenario: l’articolo 16 del Dpr 115/1965 prevede che il
presidente del Consiglio Nazionale fissi il giorno in cui
dovranno avere luogo le elezioni mentre debba essere ciascun
Ordine regionale a convocare l’assemblea e inviare gli avvisi di
convocazione. Al di la’ di affermazioni disinformate o del tutto
lontane dalla buona fede, a settembre 2020 dopo che il legale
rappresentante del Cnog aveva fatto nei termini quanto
prescritto dalla legge, due Ordini regionali – autonomamente
valutando gli scenari pandemici – decisero di non procedere alla
parte di loro competenza. Se il Consiglio Nazionale in questi
mesi ha potuto lavorare, approvando tra l’altro importanti
modifiche al Testo unico deontologico – in tema di rispetto
delle differenze di genere e di informazione scientifica – e il
regolamento per il voto telematico lo si deve al fatto che,
nonostante molte pretestuose polemiche, l’unicita’ del voto
nazionale fu garantita fissando di nuovo a novembre le elezioni,
successivamente rinviate da un decreto legge (n. 137/2020) che
introdusse pure la possibilita’ del voto telematico. Votare
insieme nazionale e regionale, laddove possibile non e’ un
obbligo ma una prassi che risponde al buon senso visto che cosi’
si tagliano i costi e si favorisce la partecipazione. Ma il
rinvio delle votazioni territoriali doveva essere disposto e fu
in effetti esclusivamente deciso dagli Ordini regionali”.
“Come sancire formalmente che ad aprile non si vota e’
semplice. Se il ministero non disconosce tale potere – si
sottolinea ancora nella lettera – nella fase di prorogatio, al
Presidente del Consiglio Nazionale basta una nuova determina con
la quale si annulla la precedente, altrimenti sulla base
dell’articolo 16 gia’ citato, sara’ sufficiente che gli Ordini
regionali non facciano le convocazioni delle assemblee previste
dalla legge, cosa possibile sulla base di un parere del
ministero della giustizia del 14 luglio 2020 secondo cui in
presenza di particolari situazioni logistiche e organizzative
che non consentano di rispettare le prescrizioni governative in
tema di divieto di assembramenti e di rispetto della distanza
interpersonale, e’ giustificato il differimento della tornata
elettorale ed esclusa l’adozione di provvedimenti di carattere
compulsivo o sanzionatorio. Tuttavia resterebbe il problema
dell’esercizio delle funzioni e della validita’ degli atti posti
in essere dopo dall’Ordine nazionale e da quelli regionali. Per
consentire le elezioni anche tramite voto telematico, per
esempio, si dovrebbe sottoscrivere una convenzione con Invitalia
e occorre avere i poteri per farlo oltre che a disposizione i
tempi minimi pronosticati (sono circa quattro i mesi che la
societa’ a partecipazione pubblica richiede per effettuare la
procedura per l’affidamento dell’appalto della piattaforma
informatica e due quelli verosimilmente necessari per
realizzarla). Ecco perche’ attendiamo ancora un intervento
ministeriale o un ulteriore atto legislativo d’urgenza che
superi ogni incertezza del diritto. Una cosa e’ indubitabile: la
salute dei colleghi vale di piu’ di ogni voto – conclude Verna –
e il comportamento che terremo sara’ conseguente a questo
principio non negoziabile”.