È terminata con una promessa la ‘chiacchierata’ tra Raoul Bova e i giurati della 50esima
edizione del Giffoni Film Festival. “Dobbiamo vederci il
prossimo anno. Staremo insieme e ci abbracceremo. Voglio un
vostro giudizio e un vostro pensiero”, ha detto l’attore romano
riferendosi a ‘L’ultima gara’, il film (una clip e’ stata
proiettata in anteprima in sala) che vede protagonisti i
campioni del nuoto Massimiliano Rosolino, Filippo Magnini ed
Emiliano Brambilla insieme a Manuel Bortuzzo, il nuotatore – che
domani incontrera’ i giurati del Festival – rimasto ferito in una
sparatoria.
“Ci siamo trovati in un momento difficile della nostra vita –
ha raccontato Bova -, io avevo una frattura a una gamba e avevo
avuto anche la perdita dei miei genitori. Parlando con lui mi
sono accorto che c’era una grande forza di reagire. Ma nello
stesso tempo anche io rappresentavo per lui una possibilita’ di
parlare apertamente. Abbiamo guardato la nostra realta’ , abbiamo
guardato insieme verso il futuro e verso il passato”. Una storia
ricca di significati, di cui l’attore ha svelato anche qualche
passaggio. “Il mio personaggio quando incontra i muri o le dighe
sente un senso di apprensione. Di fronte a una diga Manuel dice
‘a me questa diga da’ un senso di liberta’ perche’ da questa diga
tu ti puoi spingere e guardare il mondo capovolto’.
Invece di guardare la diga ti puoi girare e guardare verso un
altro orizzonte, dove non ci sono i muri. È stato un
insegnamento bellissimo, questa e’ stata la grandezza di Manuel”.
E ancora: “Nel corso del film si spieghera’ che e’ il giudizio
esterno che ci fa sentire soli. Se fossi stato un po’ piu’
clemente con me stesso mi sarei sentito un po’ meno solo sia nel
successo che nell’insuccesso”. Bova ha, poi, parlato della regia
divisa con Marco Renda. “È stato molto stimolante. È un po’ come
un ballo, se riesci a trovare il tempo giusto diventa molto
divertente”. Ma l’attore romano, rispondendo alle domande dei
giurati, ha parlato anche degli altri ruoli interpretati in
carriera.
“Ogni volta i personaggi mi hanno insegnato ad approfondire
dei sentimenti o delle emozioni che spesso nella vita tendiamo a
non vivere per paura o per comodita’ . Il personaggio di San
Francesco e’ stato molto importante per me perche’ ha
rappresentato la scoperta di interrogativi che io, ad esempio,
avevo sulla fede. Spesso mi domandavo a quale fede appartenessi.
San Francesco e’ coinciso con una mia esigenza di ricerca della
mia fede. È arrivato nella mia vita e non mi ha piu’
abbandonato”.
Legame forte anche con il personaggio di ‘Ultimo’. “La sua
forza era coinvolgere gli uomini e le persone in un ideale di
giustizia. Ho preparato quasi tutti i personaggi in maniera
maniacale ma con lui si e’ creata una grande sintonia. Abbiamo
fondato insieme un’associazione che e’ una casa famiglia. È la
dimostrazione che si puo’ combattere anche senza reprimere ma
creando”.