Se fosse un vero partito vincerebbe le elezioni. Vale il 42% e riunisce gli italiani che a venti giorni dalle politiche non sanno per chi andranno a votare, o hanno già deciso che non voteranno. Le file del non-voto sono sempre più affollate, svela l’ultimo sondaggio di Quoru m/Youtrend per Sky TG24. Solo una settimana fa, l’insieme di astenuti e indecisi valeva tre punti in meno: il 38,8%. Segno che questa campagna elettorale estiva finora non solo non ha schiarito le idee ai dubbiosi ma rischia di lasciare tanti elettori a casa il 25 settembre. LE CAUSE «In parte l’oscillazione di quest’area grigia è fisiologica – spiega Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend – ma è anche il segno che gli appelli al voto, o al voto utile, non stanno funzionando molto». I numeri sono eloquenti. Di questo passo, si rischia di battere il record di astensionismo del 2018, quando la marea di non votanti ha sfiorato il 27%. Ma è presto per tira re le somme, precisa l’analista, «mancano ancora tre settimane di campagna e chi oggi è indeci so potrebbe cambiare idea». Di certo c’è che lo spettro dell’astensione agita non poco i partiti in corsa. A partire da FdI che – sondaggi alla mano – svetta in classifica, quotata al 24,2% nell’ultima rilevazione You trend, davanti al Pd che viaggia al 22,9%. E non è forse un caso che tutti i leader chiamino in causa l’esercito dei non-votanti nei loro comizi elettorali. Come Giorgia Meloni, che striglia chi, anche fra gli alleati, già riposa sugli allori, «mi preoccupa chi dice che abbiamo già vinto», ha confessato nei giorni scorsi. An che Enrico Letta fiuta il perico lo. Da qui al 25, ha detto ieri, la missione è «parlare a quel 40% di persone che nei sondaggi og gi dicono che si asterranno o non hanno ancora deciso». ALLARME GIOVANI Nel frattempo il partito degli astenuti cresce. E a guidarlo so no i giovani, nota Fabrizio Ma sia, amministratore delegato di EMG Different. «Nella fascia più giovane, l’astensione può tocca re il 60%». Due giovani su tre, in somma, potrebbero restare a ca sa. Un campanello d’allarme, per una campagna che buona parte dei partiti hanno incentra to proprio sulle proposte per le nuove generazioni. E una protesta – riprende Masia – che avrà

ripercussioni sugli equilibri tra le forze in campo. «I giovani ten dono a preferire un voto di pro testa o di novità a una proposta moderata». Tradotto: dal Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda ai centristi a destra, «c’è un’area moderata che potrebbe uscirne immune o perfino raf forzata». Per Pregliasco, dall’astensione rischia di arriva re un conto salato al Movimen to Cinque Stelle. «Nel bacino di astenuti c’è una parte consistente del voto al M5S nel 2018, specie nel centro-Sud – spiega – so no elettori che, quattro anni do po, se decidessero all’ultimo di andare alle urne, potrebbero scegliere un’altra offerta politica». Merito di una campagna sotto l’ombrellone che finora non ha scaldato i cuori, riflette Antonio Noto. «Finora è stata priva di grandi emozioni. C’è chi pensa che gli elettori si appassionino allo scontro uno contro uno, penso a Letta e Meloni, non è così. L’elettorato si mobilita più facilmente di fronte a un’idea concreta, ad esempio co me risolvere il caro-bollette». Una tesi che trova riscontro nel recente sondaggio Youtrend, se condocui il 90% degli italiani considera il rincaro delle bollette la priorità assoluta di queste elezioni. Detto questo, avverte il direttore di Noto Sondaggi, «la sfida decisiva si giocherà nelle ultime due settimane prima del voto. È in quell’ultimo miglio che partiti potranno tentare di convincere gli indecisi ad uscire di casa