Circa cento i posti occupati sui duecento a disposizione, il numero massimo consentito dal Protocollo il Governo la Conferenza episcopale italiana hanno firmato il 7 maggio. Le norme stabilite sono applicate con una certa facilità e, in questo senso, sembra essere stata utile la fase di rodaggio delle messe officiate, dal 18 maggio, nei giorni feriali : mascherina obbligatoria, dispenser di igienizzante all’ingresso, niente scambio della pace, acquasantiere vuote, non ci sono libretti per i canti o foglietti per le letture, la comunione è distribuita , con guanti protettivi alle mani, da un diacono che raggiungono loro i fedeli, nessuna questua ma offerte raccolte in una cassetta all’ingresso, l’uscita dei fedeli è ordinata ñ senza calca. Norme più facili da applicarsi che da dirsi. II clima è quello di una normalità ritrovata, per quanto non completa. Una sorta di convalescenza. E la festa dell’Ascensione e anche nelle parole introduttive di don Pecoraro, vi sono note di soddisfazione. «Sono molto contento di rivedervi oggi – dice il sacerdote – è la festa dell’umanità che sale al Cielo. Oggi siamo di diritto in Paradiso. Cristo ha patito, ma ora sale al Cielo». «Quando gli apostoli videro Gesù si prostrarono – commenta l’arcivescovo nell’omelia, riferendosi al Vangelo domenicale – eppure dubitarono. Non avevano compreso quasi niente di chi era e di cosa era venuto a fare. Sembravano domandarsi: quando ti comporti da Dio? Quando ci liberi dai Romani? Anche noi siamo come quegli undici apostoli. Poggiamo su immagini terrene anche aspetti della vita ecclesiale. Quando fai . Signore, piazza pulita delle contraddizioni ? Gesù ci dice di preoccuparci di una sola cosa: che i nostri occhi vedano e si riempiano della sua presenza. Al resto ci penserà lui che ci dice: “Io sono con voi tutti i giorni”». La vita diocesana riprende lentamente la sua normalità. Alle 19 di oggi, in duomo, la Messa per la festa di San Gregorio VII; alle 10 di sabato 30 maggio, sarà recuperata la Messa crismale, che non si è celebrata nella Settimana Santa, con la presenza di tutto il clero diocesano. Ma la vita riprende anche in tutte le comunità. I parroci si sono organizzati tenendo conto della particolarita delle chiese da loro amministrate. Qualche esempio in città. Il caso più particolare riguarda la popolosa parrocchia di Santa Croce, a Torrione. La chiesa è chiusa per il restauro, prossimo alla conclusione. Prima del lockdown, la messa si celebrava in una sala dell’oratorio. In base al calcolo dei metri quadri a disposizione, non avrebbero potuto ospitare più di sei fedeli