Per una Pasqua che si rispetti, le uova tornano protagoniste di innumerevoli preparazioni
regionali, prima fra tutte la frittata, un vero must da portare
in tavola o da mangiare in un picnic all’aperto.
Piatto dalle origini antiche, tanto da trovarne traccia nel “De
re coquinaria” di Apicio nel capitolo “Per cocer ova in ogni
modo”, la frittata e’ un cibo amato perche’ pratico e gustoso, il
perfetto connubio per celebrare insieme uova e altri
ingredienti. A celebrarla sara’ anche la community
www.vivailpollo.it che ospitera’ sulla sua pagina Facebook il 14
aprile alle 13.15 un appuntamento da non perdere con la diretta
di chef Max Mariola e la sua ricetta di “Frittata di vignaiola”.
E durante il periodo pasquale, da Nord a Sud, si accende la
sfida a suon di ricette e declinazioni regionali che Unaitalia
racconta attraverso un viaggio culinario. Ricette ma anche
tradizioni, come Il cante’ j’euv ovvero “La festa del cantar le
uova”, un rito storico legato al periodo pasquale nel sud del
Piemonte che consisteva nella “questua delle uova” a fine
Quaresima.
Oggi in Piemonte la frittata si fa “rognosa” (chiamata cosi’
perche’ esteticamente bruttina) con il salame fresco e poco
stagionato, una ricetta anticamente apprezzata anche a corte
tanto da rientrare nei piatti preferiti di Vittorio Emanuele II.
A Montaquila, in Molise, la frittata di Pasqua si fa con almeno
100 uova. Un impasto compatto e ricchissimo che si prepara il
Venerdi’ Santo per poi essere mangiato nei giorni a seguire. Tra
le origini di questo piatto, il gioco della “Tuzza” che riuniva
nei giorni precedenti la Pasqua gruppi di amici e familiari
pronti a sfidarsi a colpi di uova. La caratteristica della
preparazione e’ nella struttura compatta che la rende simile ad
una torta rustica; infatti, si consuma a fettine ed e’ uno dei
prodotti immancabili nel lunedi’ di Pasquetta.
In Umbria 100 sono invece le erbe aromatiche utilizzate
all’interno della frittata, una tradizione molto antica
tramandata di generazione in generazione. Sono tante le erbe e
verdure che andrebbero utilizzate ma quelle che non possono
mancare sono gli asparagi, i carciofi, la cipolla fresca,
l’aglio fresco, gli strigoli, gli spinaci, il rosmarino, la
menta, la mentuccia, la maggiorana, le zucchine, le vitabbie, la
borragine, il finocchio selvatico, la salvia, l’erba della
Madonna.
Nella Pasqua di Amatrice, invece, non puo’ mancare “La
Frittato’ na”, la cui ricetta originale risale almeno alla meta’
del 1800. Era ed e’ ancora usanza preparare in famiglia questa
grande frittata in cui si utilizzavano soprattutto gli
ingredienti “poveri” (di scarto) dell’agnello, macellato proprio
in occasione di Pasqua.
Nella tavola marchigiana non e’ Pasqua senza la frittata al
mentastro, una varieta’ di menta selvatica tipica della campagna
marchigiana conosciuta sin dal rinascimento, mentre in Campania
e’ protagonista la frittata di maccheroni (“maccarune” era il
termine con cui si indicava qualsiasi tipo di pasta), buona come
antipasto nella domenica pasquale o come piatto unico nel giorno
di Pasquetta. Sempre in Campania, nel salernitano, la frittata
di Pasqua e’ una tradizione molto sentita e tra gli ingredienti
non devono mai mancare la verza d’aglio e la nepitella.
Impossibile dimenticare poi qualche spina, a ricordo della
Passione di Cristo. Il numero di uova piu’ frequentemente usato e’
33, a ricordo degli anni di Gesu’ .
Infine, in Sicilia e’ la frittata di pane “ammurracciato” a farla
da padrone, una ricetta di tradizione contadina che veniva
preparata per non sprecare pane raffermo in mancanza di
ingredienti costosi. Perfetta come antipasto o come piatto unico
per un picnic, per realizzarla bastano pane raffermo – meglio se
ammorbidito nel latte – uova, aromi e una spolverata di pecorino
grattugiato.