Con il ripristino della zona gialla si consenta l’apertura per cena nei ristoranti, a meno che non
si voglia condannarli definitivamente a morte insieme a tutto il
settore agroalimentare. A lanciare l’appello e’ il consigliere
delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, commentando
l’incertezza sul tema della riapertura quando scadra’ il Dpcm. I
sacrifici non possono piu’ continuare, fa sapere la Fondazione,
dopo che i ristoratori hanno dimostrato senso di responsabilita’
e impegno, adeguandosi a tutte le norme di sicurezza imposte
anche durante le festivita’ natalizie che da sempre rappresentano
una parte rilevante del loro fatturato. La sola cena per un
ristorante, infatti, puo’ arrivare a valere fino al 70% delle
entrate. Scordamaglia chiede di “fare tutti i controlli
necessari per verificare il rigido rispetto degli standard
previsti dal Cts per i ristoranti e chiudere qualche furbo non a
norma, ma attenzione a emettere condanne che non farebbero altro
che rendere impossibile il prosieguo dell’attivita’ per tutti e
non c’e’ ristoro che tenga”. Filiera Italia, infine, ricorda che
il 2020 chiude per l’horeca con fatturati dimezzati (-48%) per
una perdita di 41 miliardi; senza contare gli effetti sul
settore agroalimentare, con perdite di 30 miliardi di euro. “Il
governo ha dimostrato di comprendere a pieno la centralita’
socio-economica della filiera agroalimentare – conclude
Scordamaglia – ma ormai l’unica soluzione per rilanciarla e’
riaprire il canale della ristorazione anche a cena nel rispetto
delle regole previste”.