Sabato 16 ottobre 2021, nella Casa Madre delle suore vocazioniste in Corso Duca d’Aosta si terrà la Celebrazione Eucaristica per la chiusura del Giubileo della famiglia vocazionista. Nonostante i due rami della congregazione, ovvero quello maschile dei padri vocazionisti e quello femminile delle suore vocazioniste siano state fondate a distanza di un anno l’una dall’altra, la chiusura del centenario avverrà nello stesso giorno. Una scelta spinta dal sentimento di unione della congregazione Vocazionista. A tal proposito abbiamo intervistato la Madre Superiora delle suore vocazioniste Suor Maria Chiara Vitale e Suor Maria Caianiello, ed è proprio a quest’ultima che abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha spinto il Beato Giustino Maria Russolillo a fondare la congregazione Vocazionista.
“Lui aveva una grande sete di anime, di diffondere la verità che di Cristo e della Chiesa, tutto il patrimonio che si portava dentro era una ricchezza incontenibile e il Signore gli ha preparato la strada per adempiere all’opera a cui noi attualmente assistiamo. Lui Si lasciava interrogare dallo Spirito e dalle circostanze. Quando veniva pianura nel seminario, all’epoca un giovane sacerdote, raccoglieva i ragazzi ed era un’attrazione per loro, lui soffriva nel lasciarli e quando questi gli dicevano Don Giustino noi vogliamo diventare come te ma non possiamo permetterci la retta in seminario, per lui diventava un interrogativo molto forte e il signore gli ha fatto sapere che doveva spendere la sua vita per curare questi ragazzi, per curare la loro vocazione, ed è per questo che lui a questi ragazzi rispondeva : “non vi preoccupare questo ci penso io” ed infatti così che è nata la congregazione, per aiutare le vocazioni”.
Suor Maria quali sono i cambiamenti che ha subito la congregazione nel corso di questo centennio?
“Si è ingrandita e si è dovuta adattare per le missioni, si è aperta all’interculturalità e alle nuove esigenze degli altri popoli, delle altre culture, si è adattata alle lingue, tutte cose che ci hanno arricchito e che però dobbiamo continuare a vagliare meglio perché Don Giustino deve essere masticano, compreso in modo che venga amato e capito anche da altre culture non solo dalla nostra; perché anche se la santità è universale, il suo linguaggio, il suo modo di pregare in quanto i suoi scritti sono preghiera, deve essere compreso. All’inizio le suore vivevano solo qui a Pianura ed altri paesi del Sud dell’Italia e avevano un modo di vedere le cose semplice se vogliamo spartano, col tempo, invece, avendo l’opportunità di aver questi incontri interculturali ci si è evoluti”.
Suor Maria la frase più enigmatica di Don Giustino era “Fatti Santo”, potrebbe spiegarci in modo davvero semplice cosa voleva intendere?
“Farsi Santo significa far bene il proprio dovere, evitare il male ma soprattutto avere il cuore aperto allo Spirito Santo ed era quello che si avvertiva nell’ incontrare Don Giustino. Don Giustino era pieno di spirito santo e lo trasmetteva al solo sguardo”
Entrando nel merito della celebrazione che si terrà Sabato 16 ottobre, abbiamo sentito la Madre Superiora.
Madre, sabato ci sarà Chiusura del Giubileo della famiglia vocazionista, in cosa consiste questa celebrazione?
“Sarà una Celebrazione che esprimerà a pieno l’internazionalità della nostra congregazione, che è uno dei suoi tratti distintivi a partire dai canti che saranno in diverse lingue: italiana, inglese, francese, malgascia. Presenzierà Sua Eccellenza Monsignor Gennaro Pascarella, quello a cui abbiamo tenuto in modo particolare era la volontà di celebrare il centenario in unione con i Padri, nonostante la loro fondazione sia avvenuta un anno prima nel 1920 rispetto a quella del ramo femminile avvenuta nel 1921. Abbiamo deciso di festeggiarlo insieme questo centenario durato ben due anni per dare testimonianza di unità tra i padri e le suore vocazioniste, al mondo e alla chiesa, in quanto se c’è unità c’è sempre salvezza, gioia e pace”
Madre cosa si auspica per il futuro delle vocazioni dopo la canonizzazione del Beato Don Giustino?
“Questa è una grande speranza, un seme per il futuro. Io credo che le suore vocazioniste come anche padri, devono essere sempre e più seminatori speranza e di gioia nell’ appartenere al Signore e nello stesso tempo fecondare questi semi nella preghiera. Ritengo che ad’ oggi il mondo, o meglio alcune categorie, si siano non sono allontanata da Dio, ma che vivano come se Dio non ci fosse, noi suore e i padri dobbiamo dare testimonianza che è possibile vivere liberati dai beni materiali con il voto di povertà, sopperire al senso di vuoto che domina questa società e la testimonianza delle suore e di padri possono dire al mondo che è possibile essere felici unendosi solo a Dio e non agli uomini e allo stesso tempo rinunciare alla propria volontà rifacendosi a quella di Dio che è sempre inizio di salvezza, anche nel voto di obbedienza loro possano sempre vivere liberi da se stessi rinunciando alla propria volontà per accogliere la volontà di Dio che si manifesta attraverso le mediazioni, come la parola di Dio, la chiesa ed il prossimo”.
A cura di Grazia Ritrovato