Un patto tra camorra locale e imprenditori. Dopo le indiscrezioni e i sospetti delle ultime settimane, adesso è arrivata l’inchiesta da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con l’obiettivo di portare alla luce il presunto malaffare legato alle concessioni nella zona dell’Acqua della Madonna. Tutto è partito da un particolare ritenuto importante, ai fini delle indagini, da parte della stessa magistratura. Si tratta del permesso per un chiosco, rilasciato nell’agosto 2018, ovvero 6 mesi dopo la scadenza del banco fissata invece a marzo dello stesso anno. Potrebbe trattarsi di una gestione alquanto confusa di una gara pubblica, finalizzata a concedere permessi su suolo demaniale, ma adesso su questa vicenda si sono accesi i riflettori dell’Antimafia. E fanno discutere, ancora, i due (a distanza di pochi mesi) dei bandi che avrebbero dovuto assegnare la gestione di 8 chalet. Ma le richieste pervenute all’Autorità Portuale sono state poche, soltanto due. Condizioni che rendono inspiegabile il vuoto d’interesse rispetto ad un investimento che attira, nelle sere d’estate, tantissimi stabiesi e turisti intenzionati a gustare alcuni piatti della tradizione gastronomica locale direttamente sul mare. Ma, secondo i magistrati dell’Antimafia, farebbe paura la forte pressione della camorra locale (e in particolare del clan D’Alessandro) in un quartiere di frontiera per lo spaccio di droga, dove imperversano caos e degrado. A spaventare gli imprenditori potrebbe essere proprio la storia degli stessi chalet, abbattuti dall’ex sindaco Luigi Bobbio (e poi in parte ricostruiti) che li considerava gestiti da persone vicine ai clan. E cosi il nuovo filone d’inchiesta aperto dalla Dda partenopea, vederebbe coinvolti direttamente personaggi ritenuti affiliati al clan D’Alessandro e alle altre cosche cittadine. Ed è un allarme che riecheggia da tempo a Palazzo Farnese, dai tempi della commissione d’accesso che intervenne in Municipio subito dopo l’omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino, nel 2009. La commissione parlò di presunte turbative d’asta e gare da annullare e da rifare. Ma il dato interessante è un altro. Quando gli ex sindaci Bobbio e Pannullo provarono a rifare la gara, posero dei limiti molto ben definiti alla partecipazione di personaggi legati in un modo o nell’altro con la malavita o con precedenti penali. Risultato: per due volte a quelle gare non partecipò nessuno.