Il 2022 si e’ chiuso positivamente per la produzione della mozzarella di bufala campana Dop, ma i
costi di produzione e il prezzo al banco pesano sulla redditivita’ , ridotta al minimo. Sono i dati annunciati nella presentazione del primo osservatorio economico sulla filiera, realizzato dal Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop in collaborazione con Unicredit e Nomisma.
Nel 2022 il fatturato alla produzione della filiera e’ salito a 530 milioni, confermando l’alta crescita di produzione nel periodo 2016-2022, con un aumento del 26% contro una media del
10% dei formaggi certificati Dop. Note positive che, pero’ , si
scontrano con una crescente preoccupazione sulla tenuta del
comparto, come ha sottolineato il presidente del Consorzio,
Domenico Raimondo. “Il peso dell’aumento dei costi energetici
per la produzione che ha ridotto in maniera pesante la
redditivita’ di molte aziende e per il 2023 la nostra grande
speranza e’ di leggere, gia’ da domani mattina che la guerra in
Ucraina e’ finita” .
E se il 65% della produzione finisce sul mercato italiano, e’
in crescita l’export, con un aumento del volume del 9%
nell’ultimo anno rispetto al 2021. A spiccare e’ soprattutto il
mercato francese, che nel 2022 copre il 33% dell’intero export
della mozzarella di bufala campana Dop, con una crescita di 10
punti percentuali rispetto al 23% del 2021. Secondo mercato la
Germania, con il 18,8%, ma in calo di circa 4 punti rispetto a
un anno fa, e che conferma come principalmente l’esportazione
riguardi il mercato di vicinanza, europeo, mentre tra i mercati
considerati piu’ interessanti nel futuro dietro ai due mercati
europei spiccano gli Emirati Arabi Uniti, che ora coprono l’1,5%
del mercato, ma in forte crescita.
“Come governo dobbiamo proteggere la qualita’ dei prodotti
italiani, nonostante le spinte a delocalizzare”, afferma il
ministro dell’Agricoltura e della sovranita’ alimentare,
Francesco Lollobrigida. “Attraverso il monitoraggio delle
filiere si aggiunge un valore ancor maggiore, si garantisce
ancor di piu’ il consumatore, che cerca un cibo buono e lo trova
nella produzione italiana”.