Nonostante l’anticipo di un mese dell’avvio dei saldi, deciso dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca, i negozi di Napoli sono vuoti. Una situazione definita drammatica dai commercianti. Il blocco dovuto all’emergenza coronavirus, il clima di paura,spesso anche il terrorismo mediatico hanno messo in ginocchio anche questo settore, i negozianti speravano che, alla ripresa, le cose sarebbero andate meglio. “Ma i negozi sono vuoti – dice un commerciante della centrale via Toledo – quando abbiamo avuto l’ok per riaprire, abbiamo trascorso giornate intere da soli, senza che nessuno entrasse. Non hanno aiutato le norme anti contagio e la possibilità di provare i capi solo se dopo venivano sottoposti a sanificazione. Ma un negozio piccolo come il mio come fa?”. Così, in questo come in molti altri negozi, i titolari hanno applicato sconti già a partire da fine maggio, dal 20 al 30% per poter sopperire alle perdite. “Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – afferma Maria, titolare di un negozio in zona centrale – ho un calo di almeno il 50% delle vendite. La gente per strada cammina senza mascherina, però poi se deve entrare in un negozio dice che ha paura del virus. Lo trovo incoerente”. I problemi maggiori, come hanno riscontrato in tanti, derivano dalla mancata possibilità di provare gli abiti. “I clienti hanno anche ragione – sottolinea Gigi, commesso in un altro negozio di via Toledo – non vogliono comprare a scatola chiusa. Certo, possono sempre cambiare i vestiti se non vanno bene, ma in questo subiamo la concorrenza delle vendite online che rimborsano il cliente se un capo non gli piace“. Resta sul tavolo, accanto alla carenza di liquidità, anche la richiesta di poter ‘liberalizzare’ i saldi. “Abbiamo ancora periodi fissi in cui poter applicare gli sconti – spiega Sergio, titolare di un negozio di scarpe – ma sarebbe meglio poter gestire questi sconti in diversi periodi dell’anno, perché ognuno sa quando ha bisogno e può applicare degli sconti”.