Via libera ufficiale da parte del ministero della Salute all’utilizzo del vaccino AstraZeneca per
i soggetti fino ai 65 anni di eta’ , ad esclusione delle persone
“estremamente vulnerabili”. Una nuova circolare del dicastero
allarga infatti la platea di coloro che potranno ricevere questo
tipo di dosi, estendendo appunto il limite massimo per le
somministrazioni da 55 a 65 anni, mentre i tagli registrati
finora nell’ approvvigionamento previsto di vaccini anti-Covid
stanno portando ad una riprogrammazione dei piani vaccinali
nelle Regioni.
La decisione sul farmaco AstraZeneca e’ stata presa dopo il
parere della Commissione dell’Agenzia italiana del farmaco e,
come precisa la circolare ministeriale, arriva “da nuove
evidenze scientifiche che riportano stime di efficacia del
vaccino superiori a quelle precedentemente riportate”. Le
indicazioni fanno seguito anche alle nuove raccomandazioni
internazionali, tra cui il parere dell’Organizzazione Mondiale
della Sanita’ , e alle precisazioni del Consiglio Superiore di
Sanita’ . Il vaccino AstraZeneca – con un aggiornamento delle
raccomandazioni pubblicate lo scorso 8 febbraio – sara’ dunque
utilizzabile per persone “nella fascia di eta’ tra i 18 e i 65
anni (coorte 1956)”, compresi “i soggetti con condizioni che
possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di
Covid-19” ma “ad eccezione dei soggetti estremamente
vulnerabili”. Se da un lato quindi, con il previsto arrivo delle
nuove dosi AstraZeneca, la vaccinazione potra’ essere
ulteriormente estesa, dall’altro si fanno pero’ i conti con le
attuali penurie di dosi rispetto alle iniziali previsioni. Tanto
che alcune regioni stanno ‘resettando’ i propri piani vaccinali,
a partire dalla Lombardia dove verra’ data la priorita’ alle aree
piu’ colpite: “Attiviamo una nuova strategia di rimodulazione del
programma di vaccinazioni – ha spiegato la vicepresidente di
Regione Lombardia Letizia Moratti – mantenendo le vaccinazioni
per gli over 80 e quelle per le categorie in fase 1 bis.
Utilizziamo pero’ la strategia vaccinale come strumento di
contenimento della diffusione, nel limite delle indicazioni
formulate dal ministero, rimodulando la vaccinazione
prevalentemente verso quelle fasce, quei comuni, quelle province
e distretti che sono piu’ critici”. Con l’estensione di
AstraZeneca, ha inoltre sottolineato l’assessore alla Sanita’ del
Piemonte Luigi Icardi, “si potra’ velocizzare in modo sensibile
l’intera campagna vaccinale” perche’ questo vaccino, a differenza
di quello Pfizer, “puo’ essere agevolmente conservato,
trasportato e utilizzato a temperature normali, tra 2 e 8
gradi”. Una novita’ potrebbe arrivare anche rispetto alla
vaccinazione dei soggetti che sono gia’ stati infettati dal virus
SarsCov2 e sono guariti: per loro, secondo le valutazioni in
atto da parte degli esperti e che potrebbero portare ad un nuovo
provvedimento, si potrebbe decidere di prevedere una sola dose.
Intanto, l’autorita’ Usa per i farmaci, Fda, ha annunciato con
delle nuove linee guida un accorciamento dei tempi per
riadattare i vaccini alle varianti. Negli Stati Uniti, per
richiedere l’autorizzazione al commercio di vaccini anti Covid
‘adattati’ alle nuove varianti non sara’ infatti necessario
ripetere tutti gli studi, ma basteranno piccoli test su poche
centinaia di persone. Il problema dell’allargamento della
produzione di vaccini resta pero’ cruciale e presenta non poche
complessita’ , come rileva il presidente dalla Irbm di Pomezia –
che ha collaborato al vaccino Oxford-AstraZeneca – Piero Di
Lorenzo. Dal punto di vista pratico, avverte, “servono tanti
mesi, per non dire un anno e piu’ . Per mettere in piedi un
laboratorio, soltanto dal punto di vista delle apparecchiature,
servono 6-7, anche 10 mesi, fino a un anno. Vanno ordinate e poi
vengono costruite. E poi e’ necessario un periodo di training che
dura 3-4 mesi, oltre a un team di ricercatori – conclude – che
abbia gia’ le competenze per portare avanti un laboratorio Gmp,
nel quale vengono prodotti i vaccini”.