La montagna come fonte di benessere e luogo di riposo. Per tutti gli appassionati delle cime queste considerazioni sembrano evidenti. Tuttavia, una nuova tendenza sembra volere scalare le vette, a destinazione principalmente dei cittadini stressati, ammantandosi in promesse di un turismo ancora più slow life. È il caso dello sci mindfulness, o di piena coscienza, che s’ispira direttamente alla meditazione mindfulness (utilizzata ormai anche in psicoterapia).

Attraverso la respirazione ci si concentra completamente sullo stato presente, in maniera lucida, senza lasciare che la mente insegua verso progetti futuri o ricordi momenti passati.

Si tratta di una pratica di concentrazione e rilassamento per svuotare la mente il più a lungo possibile. Questo tipo di meditazione, adattata allo sci, vuole far vivere e apprezzare la montagna nel più profondo.

Ma come si pratica? Concentrandosi sulla respirazione e sui propri movimenti e sensazioni durante la discesa. Sentire una leggera contrattura al polpaccio, notare che il peso del proprio corpo parte in avanti o la punta del naso che si raffredda. Questa forma di iper-coscienza aiuta anche la tecnica. Esempio: gli sci sono fatti per girare facilmente, se questo non avviene forse il peso del corpo non è al posto giusto. Lo sci mindfulness è a portata di tutti, sciatori debuttanti come esperti sciatori, e d’altronde lo si raccomanda proprio a chi potrebbe avere eventuali paure legate alla disciplina.

Ma come, dove e perché provare questa esperienza? Lo abbiamo chiesto a Sally-Anne Airey, coach di sci mindfulness a Samoëns:

Perché applicare il mindfulness allo sci, cosa cambia nella pratica?
«Perché spesso gli sciatori sono attirati dalla velocità ma trovo che, come nella vita, andare troppo veloce fa perdere di vista delle cose. Si corre sempre e non ci si accorge di quello che ci circonda. Nel nostro caso, la bellezza delle montagna, delle nuvole. Ci si innervosisce correndo e invece quando si è più calmi, si ha più forza per affrontare le difficoltà. Il mindfulness applicato allo sci permette di aumentare le sensazioni della discesa. Essere presenti sciando vuole dire essere coscienti delle sensazioni del corpo. Sentire il busto, i piedi, le anche, le spalle…. E poi riunificare in un solo movimento. Accompagnati da una guida di montagna, per i sciatori esperti, facciamo anche dello sci mindfulness fuoripista, magico.»

Si può essere in grado di praticare subito (e quindi applicarlo allo sci rapidamente)?
«Per respirare bene in mindfulness, il segreto è la pratica. Se ti concedi tutti i giorni anche solo un minuto di respirazione mindfulness, vedrai la differenza anche in una sola settimana. Tutte le idee, i pensieri, sono schiacciati, esiste solo il respiro.»

Se si vuole praticarlo da solo, cosa raccomandi come tappe essenziali?
«Prima cosa, di concentrarsi sul proprio respiro. Inspirare ed espirare. Siate pienamente coscienti del respiro e null’altro, concentrarsi sul corpo su come questo si modica (per esempio, il petto si alza e abbassa). Secondo, focalizzarsi sulla pianta dei propri piedi e di come si ancora alla terra. Terzo aprire le spalle (spesso ci teniamo con le spalle chiuse, in una postura di ripiego). Quarto: sorridere (e sorride, ndlr).»

LA MONTAGNA ALTRIMENTI: LA CAMMINATA AFGANA
Nella stessa scia del mindfullness s’inserisce la camminata afgana. La disciplina è creata negli anni ’80 da Edoaurd Stiegler, un francese appassionato di yoga, che scopre durante un viaggio in Afghanistan le stupefacenti performance dei pastori che percorrono grandi distanze a piedi senza fatica eccessiva. Stiegler formalizza allora una tecnica basata sulla sincronizzazione del respiro ai passi. Inspirando ed espirando unicamente dal naso, si cammina con un ritmo di tre passi (inspiro-tre, espiro-tre), ritmo che viene poi modificato a seconda della pendenza del terreno. Questa ultra-ossigenazione indotta risulta immediatamente benefica all’escursionista. A Samoëns, la guida Claire Philipczyk la pratica anche d’inverno con le racchette. Rapidamente ci si ritrova immersi nel silenzio della montagna (la respirazione unicamente dal naso aiuta la quiete), ci si concentra sulla cadenza dei propri passi e si è meno affiatati, anche in salita.

LA LOCALITÀ
Samoëns, piccolo villaggio dell’Alta Savoia francese (pronunciate Samoen, senza la «s», sennò sono guai) ha la particolarità di essere un paesino di montagna, con tanto di scuola media, prima che una località turistica. Borgo storico, la cui fondazione risale al XII secolo, si trova lungo il fiume del Giffre ed è circondato dalle cime del Grand Massif. Sulla piazza del villaggio si erge il «grande tiglio», albero di oltre 700 anni, piantato per ringraziare il duca di Savoia della concessione dei pascoli sottratti all’abbazia d’Aulps. Nei suoi dintorni, gravitano i diversi «hameaux», piccole località satellite, che si distinguono per le loro numerose «fattorie», ossia i tradizionali chalet della zona in legno e pietra.

COME ANDARCI
In auto, attraversando il tunnel del Monte Bianco, la soluzione più economica e pratica: poco meno di 300 km da Milano (circa 4 ore di tragitto).
In treno/aereo+taxi: si arriva a Ginevra (circa 4 ore in treno da Milano) però poi bisogna obbligatoriamente effettuare un tragitto in taxi fino a Samoëns (la società Go Massif propone dei taxi-shuttle da condividere per 40€ a persona, prenotazione sul sito e simulazione per le tariffe).

Info pratiche:
Lo sci «mindfulness», con un istruttore di sci e la coach Sally-Anne Airey: 80€ la giornata. Ecole de ski Zigzag, 126 grande rue, Samoëns. Info: +33 6 31 20 44 10.
La camminata afgana, con la guida Claire Philipczyk. La mezza giornata 24€/a persona (con gruppo minimo di 5 persone) e 40€/a persona la giornata intera. Info e prenotazioni su www.nature-quintessence.fr o allo +33 (0)6 72 24 64.
La località: hiver.samoens.com

Dove dormire
La ferme d’en Bas, deliziosa guest-house in uno chalet tradizionale. Véronique prepara una colazione tutta home-made (anche il pane e le brioche). Tariffe: 85€ la doppia con colazione inclusa.
Lodge le Grand Cerf: parte dell’hotel tre stelle Au Gai Soleil, la zona «lodge» propone 3 suite dal mobilio contemporaneo in una nuova dependance. Tariffe: da 235 € la suite doppia (alta stagione).
Samoëns e suoi dintorni vantano ancora numerosi chalet tipici, e tanti si possono affittare, come le Chalet Coeur. Tariffe: da 230€/a notte, con 9 posti letto.

Dove mangiare
La table de Fifine: fonduta savoiarda e raclette.
La ferme d’en Bas: quattro volte a settimana, Véronique organizza una table d’hôtes.